Le letture di questa domenica nell’Ottava del Natale sono una sorta di meditazione prolungata sul Mistero dell’Incarnazione, che stiamo celebrando in questi giorni.
In particolare, i tre testi, che ci vengono oggi proposti, vogliono farci cogliere come nella nascita di Gesù di Nazareth si è realizzato qualcosa di molto più profondo, che la semplice nascita di un grande uomo, fosse anche il più grande dei profeti. In realtà qui c’è in gioco qualcosa di molto più radicale. Ciò significa, anche, che le conseguenze per le nostre esistenze e per le sorti dell’umanità sono molto più pesanti.
Il testo di Colossesi ed il Vangelo ci dicono chiaramente che nell’uomo Gesù “ha preso carne, si è fatto uomo” il Logos, il Verbo, la Sapienza, che guidava il Padre, quando diede vita alla Creazione.
Io non andrei oltre in questo tipo di affermazioni un po’ complesse, perché il moltiplicare esempi e parole per dire questa realtà, potrebbe darci l’illusione di possederle, di dominarla. In altre parole commetterei lo stesso errore di coloro i quali pensano che, proclamare in continuazione i dogmi, ci renda più chiara e distinta la realtà. Invece dobbiamo sempre tener presente che, quando entriamo in questo tipo di argomenti e di linguaggi, noi stiamo sempre usando il nostro povero linguaggio umano, per dire delle realt ben più grandi ed incomprensibili per la nostra intelligenza. Ciò a cui alludiamo ci sfugge in buona parte.
Ritornando alla nostra riflessione, l’affermazione di cui sopra, così come i testi di oggi, vuole alludere al fatto che nella carne di Gesù, ovvero nella sua vicenda storica, è venuto alla luce, si è reso disponibile il progetto con il quale il Padre ha creato l’intera realtà. Nella vita di Gesù si rende trasparente il senso della realtà e della vita, per quel poco che noi possiamo capirne.
Al tempo stesso, però, la vita di Gesù ci dice come l’essere umano deve porsi dentro questo grande progetto di Dio, che è la creazione. Noi non possiamo vivere a caso, né tanto meno possiamo lasciarci guidare dagli istinti, perché noi non siamo solo istinto come gli animali. Invece, in una relazione assidua con Gesù e la sua Parola possiamo capire come orientare tutto il nostro essere nelle sue varie dimensioni: emozioni, razionalità e volontà. Non solo. Gesù ci dice come dev’essere la nostra relazione con gli altri uomini e con l’ambiente del quale facciamo parte. In tal modo ciascuno di noi può contribuire attivamente nel dare continuità all’opera creatrice del Padre. Infatti, attraverso il nostro agire il Padre continua e perfeziona l’opera della Creazione.
Ciò però si rende possibile, ripeto, non attraverso un operare frenetico, o un decisionismo istintivo.
Solo l’uomo e la donna, che si lasciano ricreare dal confronto con Gesù vivono da figli di Dio, ovvero vivono come il Padre l’ha desiderato creandoci. A queste condizioni e solo a queste condizioni noi diventiamo collaboratori suoi, nel far sì che la Creazione sia effettivamente il Regno di Dio e non del diavolo.
In questo senso possiamo dire che noi uomini “siamo obbligati” a vivere come Gesù di Nazareth; non nel senso di un obbligo impostoci da Dio, disubbidendo al quale riceviamo il conseguente castigo. Il fatto è che, la realtà, la Creazione è stata fatta nel Verbo per ospitare l’uomo Gesù di Nazareth. Altri modelli di umanità sono insufficienti, o addirittura dannosi per la Creazione.
Ecco allora che le letture di questa domenica, ancora una volta sollevano l’urgente necessità di conoscere e approfondire chi è stato e cosa ha fatto Gesù di Nazareth, perché in quel frammento, che fu la sua vita, si concentra il senso della realtà. Ma ciò è possibile solo attraverso una frequentazione assidua delle Scritture.
Pe. Marco