Questa bella frase, che ripagherebbe chiunque da qualsiasi fatica, non è mia, né l’ha pronunciata qualche migrante innamorato, dopo aver trovato la sua Cenerentola. Me l’ha indirizzata Abdull (nome di fantasia) di ritorno dal notaio, dove abbiamo completato le macchinose operazioni, per l’acquisto della sua casa italiana.
Abdull dai primi anni ’90 è andato e venuto più volte dall’Africa all’Italia, guidato dai suoi sogni e condizionato dalle vicende della vita. Di certo, non ha mai sognato di morire in Italia. Per questo motivo, forse, non aveva mai messo in conto di comprarsi una casa nel Bel Paese. E poi, con quello che costano, anche se ha fatto questo sogno, l’ha subito scacciato come un incubo.
Ma la vita è la vita ed ha le sue leggi particolarmente spietate, se il suo re è il dio denaro. Nella società del dio denaro tu devi lavorare come uno schiavo, perché altrimenti ti dicono che sei un lazzarone, che vive alle spalle dei pochi contribuenti italiani. Però tu non hai diritto a nient’altro. Tutt’al più puoi riposare un giorno alla settimana, per non schiantare sul lavoro.
Ma scusate, dove vivono i nuovi schiavi? In Brasile nell’800 vivevano nella senzala. E noi dove li mettiamo? Avranno pur diritto ad una casa in affitto, un bilocale dove rifugiarsi dopo il lavoro! Certo, perché no?! E’ scritto anche nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ammesso che sia ancora valida! Chissà, forse Trump&C l’hanno già abolita! In ogni caso molti lombardi hanno già risolto il problema: a scanso d’equivoci, agli africani non si affitta. Non si sa mai come va’ a finire.
E così, Abdull&C possono passare anni “rifugiandosi” nell’articolo della Dichiarazione universale… Lui è dal dicembre 2022, che cerca disperatamente un bilocale in affitto (non una topaia ovviamente…), anno in cui ha dovuto ritornare in Italia a 58 anni, per poter mantenere la sua numerosa famiglia. Inizialmente la scusa era che non aveva un lavoro. Ma, anche quando ha trovato un lavoro stagionale ad aprile 2023 in un bar dei vip del lago di Como, anche allora la musica non è cambiata. Tu puoi tranquillamente lavorare le tue 10h al giorno, guadagnare il tuo buon salario, ti diamo anche le mance e la NASPI per i mesi invernali. Ma la casa no, quella devi chiederla all’ONU ed alla sua ormai inutile Dichiarazione. Noi le nostre case preferiamo tenerle vuote e disabitate, finché ci crolleranno addosso.
E così, con non poche paure da una parte e dall’altra, Abdull e l’Associazione “Camminando con don Marco” hanno costruito una soluzione, rieditando una soluzione inventata negli anni’50 e ’60, quando l’Italia era governata da Politici, non da ideologi razzisti.
Grazie ad un lascito testamentario, l’Associazione ha fatto un prestito infruttifero ad Abdull, il quale, grazie ad un contratto con ipoteca, invece dell’affitto mensile, restituirà il prestito ricevuto, giustamente perché Abdull non è un miserabile e non voleva fingersi tale, per vivere di elemosina. Lui è un essere umano, un Figlio di Dio, depositario di diritti e di doveri. Solo così lui potrà accogliere i “poveri” turisti, che lentamente stanno trasformando il lago di Como nella Disneyland italiana.
Per il suo pudore e la sua discrezione, Abdull non mi ha mai parlato delle sue paure nel fare questo, che è certamente il più grande salto della sua vita. Invece mi ha sempre parlato del motivo di fondo, che gli ha fatto vincere la paura: la prospettiva di garantire una casa a suo figlio maggiore, quando riuscirà a venire in Italia anche lui.
Per questo motivo sempre ieri, mentre mangiavamo assieme una pizza offerta da lui per festeggiare, gli ho chiesto a che punto è la venuta di suo figlio, visto che ora la casa ce l’ha. Divenuto improvvisamente triste e corrucciato, mi ha risposto: “Sai il sindacato mi ha detto che le quote flussi per il 2025 sono già tutte esaurite. Forse se ne potrà parlare per il ‘26”.
Sapendo di poterlo fare, per sdrammatizzare gli ho detto di chiedere al Governo il numero di Almasri. Lui sicuramente sa come farlo venire in Italia con una “crociera” nel Mediterraneo…
Ma, almeno ieri sera, Abdull ha potuto vivere la sua più bella notte italiana…
Pe. Marco