Non penso occorrano molti dettagli, per evidenziare la drammaticità del tempo che stiamo vivendo. Allora, se è pur vero che tutta la Parola di Dio è valida ed efficace per ogni epoca della Storia, è pur vero, che ogni momento ci permette di evidenziare l’efficacia di passaggi specifici delle Scritture. Non vi è dubbio, che l’inizio di questo 2025 è segnato dal realizzarsi dei sogni di una delle coppie più folli e pericolose, apparse nella Storia umana: la coppia Trump&Musk. Non penso sia utile, né veritiero, fare dei due il capro espiatorio di tutti i mali del mondo. Piuttosto, e più tragicamente, vanno visti come il frutto maturo della deriva autoritaria in atto a livello mondiale; o se volete, in atto soprattutto in Occidente, patria della democrazia liberale e illuminista.
Detto ciò, non intendo addentrarmi in analisi socioeconomiche e politiche, che trovate ovunque nel web. Ciò che m’interessa, è proporvi alcune reazioni ecclesiali degne di nota per il loro carattere decisamente evangelico. In effetti, più che in altre occasioni, mi pare che possiamo cogliere il senso delle parole del vecchio Simeone: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori” Lc 2,34-35.
Come già altre volte nell’ormai bimillenaria storia della Chiesa, queste accelerazioni della Storia obbligano, da un lato ad approfondire le Scritture, per capire ed interpretare ciò che sta accadendo; dall’altro obbligano i credenti in Gesù di Nazareth a prendere posizione, per stare dentro gli avvenimenti con Lui e per Lui, per essere segno di Lui, a fianco delle vittime e degli oppressi dai potenti di turno.
E’ dentro queste premesse, che vorrei dar voce e rilanciare la profetica lettera di Papa Francesco ai Vescovi USA, che ho già avuto modo di far girare. Umanamente sarebbe stata auspicabile un altrettanto vigorosa ed unitaria risposta da parte della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti. Eppure il versetto di Luca ci dice, che la Verità non dipende dalle maggioranze, né tanto meno dall’unanimità. Ciò che interessa a Gesù è che la Verità, che è Lui stesso, sia riconosciuta a testimoniata, perché la sua luce possa illuminare le nostre tenebre, presenti e future.
Ecco allora, che non possiamo non rallegrarci per il fatto, che ogni giorno qualche esponente del mondo cristiano degli USA prenda la parola e ci metta la faccia, per ridire il Vangelo a fronte delle logiche razziste, ovvero demoniache, perseguite da Trump e dai suoi compari mondiali. Mi permetto di suggerirvi questi rapidi riferimenti, che non vogliono essere esaustivi, bensì il segno di una Chiesa, che comincia a scuotersi da un torpore, che l’attanaglia ormai da decenni.
Cardinale Czerny: le persone “terrorizzate” dalla repressione dell’immigrazione negli Stati Uniti –
Usa, Cupich: ci opporremo a ogni deportazione di massa di immigrati – Vatican News
Il vescovo a Trump: “Misericordia per i migranti”. La reazione del presidente
Questo “ecumenismo della Giustizia” nasce da dei precisi riferimenti biblici, che il Papa ha ben evidenziato nella sua Lettera ai Vescovi USA. Introducendo la sua riflessione annota: “Il cammino dalla schiavitù alla libertà compiuto dal Popolo d’Israele, così come narrato nel libro dell’Esodo, ci invita a guardare alla realtà del nostro tempo, così chiaramente segnata dal fenomeno della migrazione, come a un momento decisivo nella storia per riaffermare non soltanto la nostra fede in un Dio che è sempre vicino, incarnato, migrante e rifugiato, ma anche nella dignità infinita e trascendente di ogni persona umana.
Queste parole con cui esordisco non sono un costrutto artificiale… Mi piace ricordare, tra le altre cose, le parole con cui Papa Pio XII ha iniziato la sua Costituzione apostolica sulla cura dei migranti, che è considerata la “Magna Carta” del pensiero della Chiesa sulla migrazione: «La Famiglia di Nazaret in esilio, Gesù, Maria e Giuseppe, emigranti in Egitto e ivi rifugiati per sottrarsi alle ire di un re empio, sono il modello, l’esempio e la consolazione degli emigranti e dei pellegrini di ogni tempo e di ogni Paese, di tutti i profughi di ogni condizione che, spinti dalla persecuzione o dal bisogno, sono costretti a lasciare la loro patria, l’amata famiglia e i cari amici e recarsi in terra straniera”.
Per i meno avveduti, che sono sempre troppi, è bene sottolineare, che il Popolo d’Israele, da non confondere con quello di Netanyahu, andò in Egitto né per diletto, né per invaderlo, bensì solo e soltanto per ragioni economiche: erano dei migranti economici a seguito di una delle tante carestie. Erano tutti santi? No. Erano tutti peccatori? Parimenti no. Erano uomini e donne in cerca di un futuro migliore per sé e per i propri figli. YHWH, che li aveva guidati provvidenzialmente nel loro peregrinare, non li ha mai abbandonati.
Anzi, quando il faraone di turno si è illuso di schiacciarli, opprimendoli ancor più duramente, “Il Signore disse: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l’Ittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo. Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono.” Es 3,7-9.
Purtroppo, mutatis mutandi, la Storia ripete il suo ciclo di oppressione verso buona parte dei migranti di oggi. Per fortuna il Signore non muta la sua compassione a seconda del colore della pelle, o della nazionalità dei suoi figli, ed opera per la loro Liberazione oggi come allora.
Anche noi siamo chiamati a scegliere se collaborare con Lui, o assumerci la responsabilità di remare contro di Lui.
Pe. Marco