Questo segno, importante e straordinario, che Gesù ha compiuto nei riguardi di Lazzaro e delle sue sorelle, così come ha suscitato le solite controversie, testimoniate nel finale, allo stesso modo può andar soggetto a facili e fuorvianti interpretazioni. E la distorsione più pericolosa è legata alla “ripresa della vita fisica” di Lazzaro. In una società, come la nostra, che tende ad appiattirsi sull’ossessione per il “fisico”, in tutti i suoi aspetti, potrebbe essere immediatamente facile entusiasmarsi per questo “miracolo”, salvo poi distorcere grossolanamente l’intenzionalità di Gesù.
La narrazione della comunità giovannea ci testimonia tutta la resistenza di Gesù, per far sì che il Suo intervento in questa vicenda non sia malinteso. Infatti, all’inizio, non asseconda immediatamente l’appello delle due sorelle: “Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava”. Ma, poco prima, aveva già offerto il criterio per capire questo atteggiamento: “Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato”; ovvero, come già in occasione del cieco della scorsa domenica, Gesù non accetta di focalizzarsi sul fatto in sé, sulla malattia, svincolata dal Suo progetto di vita, che è “il far risplendere la Gloria di Dio”, o per dirla con i Sinottici “far crescere il Regno di Dio”. Esattamente in questa prospettiva possiamo e dobbiamo leggere questo ennesimo “segno” di Gesù.
Infatti, questi miracoli/segni di Gesù, ben lungi dall’essere esibizioni spettacolari e meravigliose, vogliono essere invece supporto, aiuto alla nostra fragile fede di discepoli, che, pur riconoscendo in Lui una manifestazione singolare del Padre, siamo, però, sempre tentati di seguire altri progetti di vita. Gesù è la Vita, non solo perché può vincere la morte fisica. Lo è soprattutto perché il Suo progetto di Vita e di Società, il Regno di Dio, è fonte di vita piena, armoniosa, sostenibile, per l’umanità intera e per il pianeta Terra. In questo senso la Sua proposta, la Buona Novella, è annuncio propositivo delle condizioni per costruire il Regno di Dio, ma è anche, contemporaneamente, denuncia radicale di tutti gli atteggiamenti, ingiusti ed egoistici, che pregiudicano questo progetto del Padre. Solo se ci collochiamo dentro questa prospettiva olistica, globale, possiamo capire il perché della reazione negativa dei detentori del potere, di ieri e di oggi, al vedere Gesù, che dà Vita, mette in condizioni di vivere, un uomo, che ha già passato la soglia della morte.
Tra l’altro, approfondendo e radicalizzando questa riflessione, non mi pare di aver mai letto qualche annotazione, che sottolinei il carattere paradossale di questo segno di Gesù. Infatti, se come sostiene una millenaria spiritualità alienata, la vita vera è solo quella dopo la morte e, questa terrena, solo una “valle di lacrime”, perché mai Gesù “ha strappato” il povero Lazzaro da quell’unica vita vera? Che sadismo quello di Gesù! In realtà, questo falso dilemma è frutto, ancora una volta, delle distorsioni umane apportate al Vangelo. Infatti, noi umani in generale, invece di confrontarci seriamente col Vangelo, per metterlo in pratica fedelmente, per l’incapacità di operare le rotture, che lui ci propone, preferiamo costruire fantomatiche proiezioni sulle relazioni tra il Vangelo e l’al di là, senza neanche renderci conto che “ciò che sta al di là”, per definizione, sfugge ai nostri sensi e alla nostra conoscenza, posti “nell’al di qua”. Ovvero, noi pensiamo, parliamo, preghiamo, predichiamo “dell’al di là” come se fosse una ovvietà da sempre, chiara ed evidente, quando in realtà ne sappiamo poco o nulla. Ovviamente solo qualche stolto potrebbe pensare che queste mie parole stanno negando l’esistenza di un “al di là”…
Il fatto, invece, a mio avviso drammatico, è la scarsa consapevolezza, della maggioranza dei cristiani e dei predicatori del Vangelo, dell’importanza, che potrebbe avere la Buona Novella, per poter vivere meglio su questa Terra. Di certo non è lucidamente chiaro, che questa era la preoccupazione principale di Gesù; se no, perché giocarvisi tanto in questa vita, fino al punto di dare la vita su questa Terra? Se così non fosse, poteva starsene tranquillamente “sulla porta del Paradiso, per fare lì la selezione dei buoni e dei cattivi”…
Invece, esattamente perché la Buona Novella, nonostante qualche scelta radicale connessa, è la forma più alta e completa di vita terrena, Gesù cerca di vincere la nostra diffidenza e la nostra incredulità con questi “segni pedagogici”, per tentare in tutti modi di convincerci a seguirlo: “Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato”.
Pur sembrando apparentemente senza connessione logica, mi viene alla mente in questo momento una riflessione tra preti sull’esito delle recenti elezioni. La questione più inquietante, a mio avviso, è stata la nostra incapacità di confrontare le mirabolanti promesse circolate con il Vangelo e la Dottrina sociale della Chiesa. Purtroppo, gran parte degli interventi non andavano oltre i luoghi comuni delle discussioni, che avvengono nel bar sotto casa mia. Se una qualsiasi persona, estranea al Vangelo, avesse sentito le nostre riflessioni, certamente avrebbe pensato che la Buona Novella non avesse niente a che fare con quella problematica. Purtroppo…
don Marco