Il Tempo dell’Avvento, soprattutto nella Liturgia ambrosiana, è dominato dalla figura del Battista, soprattutto dopo la controriforma del Lezionario. Ovviamente il colpevole della stessa non è il Battista, che rimane “il più grande tra nati da donna”, ma i soliti tradizionalisti con le loro insicurezze esistenziali.
Dal momento che, invece, S. Giovanni si staglia con la sua ruvida nitidezza, penso valga la pena soffermaci ancora una volta nel coglierne la grandezza. E la sua grandezza sta proprio nella radicalità con la quale ha colto la sua insufficienza, il suo non poter bastare a sé stesso, il suo dipendere da un Altro. Anzi la sua vita è diventata attesa, desiderio di questo Altro, che solo poteva dare senso alla sua esistenza. Ma a questo livello ci accorgiamo che l’attendere del Battista non è più legato solo ad una persona, o ad un momento specifico della sua vita.
In realtà in quel suo attendere c’è in gioco tutto, anzi “il Tutto”, della sua vita e di tutto il genere umano. Eppure il suo stile suona normalmente come esagerato agli occhi della nostra mediocrità esistenziale, che si trascina, finché conosceremo la Verità dei nostri giorni. Però, per coloro che ancora credono che le passioni hanno un Senso, ecco risplendere l’Attesa appassionante di quest’uomo straordinario.
Nel linguaggio liturgico solitamente si rimarcano i suoi avvertimenti, per disporci ad accogliere il Verbo della Vita. Non sempre si dà il giusto rilievo al fatto che lui, innanzitutto, ha atteso, si è messo in attesa.
Purtroppo secoli di penitenze inutili ci hanno resi preventivamente sospetti nei riguardi di ogni forma ascetica. Ma il Battista è ben lontano dalle rinunce farisaiche, che s’illudevano di conquistare meriti nei riguardi del Signore degli eserciti. Invece, il suo percorso ascetico scaturisce esattamente dalla consapevolezza, che dall’incontro con l’Unto di JHWH dipende il senso di tutta la sua vita. Allora vale la pena mettere tutto da parte, mettere tutto in secondo piano, per attendere Lui, per non farsi trovare impreparati al Suo arrivo; per saperlo riconoscere al Suo apparire.
A questo riguardo, alla gran parte di noi manca sempre un minimo di conoscenza della storia e degli avvenimenti reali, nei quali è fiorita la Parola di Dio. Nel caso del Battista sarebbe fondamentale ricostruire il suo percorso storico-esistenziale alla ricerca del Messia. E allora scopriremmo che la sua ricerca non è, né più né meno, che la nostra. È lo stesso nostro cercare, molto spesso confuso e senza grandi punti di riferimento.
Eppure lui ha molto da insegnarci. Lo fa certo con quelle sue parole forti e taglienti, com’è la parola profetica: “Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”.
Ma questa sua parola è credibile, perché è frutto di una vita, nasce dalla sua vita, che ha scommesso tutto su questa attesa, su questo incontro con il Messia. Per questo motivo lascia ogni possibile distrazione ed ogni seduzione, per essere pronto ad incontrare l’Unto inviato da JHWH.
In questa prospettiva squisitamente evangelica mi sembra che questo Natale, segnato dalla pandemia, in realtà è un’occasione unica per recuperare il senso di questa Festa.
Noi tutti, non senza una certa retorica, ci siamo certamente ritrovati a declamare contro lo svuotamento delle festività natalizie ad opera del consumismo irrefrenabile. Chi più, chi meno siamo stati travolti dalla frenesia degli ultimi giorni prima del Natale, oppure dall’angoscia per i regali da fare. E allora, come non vedere la grande opportunità che ci è offerta quest’anno, di vivere questi giorni proiettati esclusivamente sul Mistero dell’Incarnazione? Forse la calma e la tranquillità di queste settimane ci permetteranno di rivedere in una nuova prospettiva i nostri giorni e la nostra intera vita, nella luce della nascita tra noi del Figlio di Dio.
Certamente l’essenzialità del Battista stride più che mai con l’angoscia diffusa, dovuta al fatto che quest’anno non potremo dar fiato al solito compulsivo consumismo, piuttosto che alle varie forme di evasione, che a tutto servono, tranne che ad incontrare il Messia.
Come ben sappiamo, le famose vie del Signore, oltre che ad essere misteriose, sono soprattutto infinite… Chissà se i discepoli di Gesù sapranno cogliere questa occasione provvidenziale, per risignificare la loro vita, anche grazie al recupero del senso originario delle festività natalizie.
Pe. Marco