Questa Solennità di Cristo Re dell’Universo, data anche la sua recente istituzione, dicembre 1925, è certamente una di quelle commemorazioni, che più evidenziano le contraddizioni del cattolicesimo dell’epoca moderna. Infatti, la sua gestazione relativamente lunga ebbe origine dal devozionalismo riparatore dell’ottocento. I suoi sostenitori volevano contrapporre, alle ideologie agnostiche e materialiste dell’epoca, un rinnovato culto al Sacro Cuore di Gesù, al quale si voleva consacrare tutto l’Universo. Ma il Papa Pio XI° istituì definitivamente questa Solennità in un momento non casuale della storia. Infatti, con una visione a dir poco profetica questo Papa intravide nei nascenti totalitarismi del Novecento il grande pericolo per l’umanità. E così, come tutti i profeti che gridano nel deserto, volle affermare con questa Festa il primato assoluto della Signoria di Gesù per la vita dei cattolici. Solo Lui è il Signore al quale dobbiamo totale obbedienza; anche perché l’ultimo giudizio sulla Storia e sulle nostre vite spetta a Lui e solo a Lui.
Mi vien da chiedermi, oggi come allora, cosa abbiamo capito del significato rivoluzionario di questa ricorrenza; a cominciare dai miei fratelli consacrati, che saranno chiamati a predicare su questa Verità della nostra fede.
Purtroppo, in questa recrudescenza di nuovi e più perversi totalitarismi, il nostro compito inderogabile è porci con forza e lucidità le domande più inquietanti: dove si annidano i totalitarismi di oggi? Che nomi hanno e chi sono i loro capi? A quali interessi rispondono? Ma ancor più radicalmente, quali mezzi di persuasione di massa usano? In che modo soggiogano e manipolano le coscienze dell’umanità attuale? E se queste domande appartengono alla coscienza di ogni donna ed ogni uomo degni di questo nome, è pur vero che sono inalienabili per i cristiani, perché noi già sappiamo chi è l’unico vero Signore della Storia.
Purtroppo le nostre comunità cristiane non sono state abituate a convivere con queste domande e le loro laceranti risposte. Preferiamo, come la solito, rimandare tutto “all’al di là”, perché riconosciamo nel segreto del nostro cuore la sovranità di Gesù ed aspettiamo che Lui prenda possesso del Suo Regno, quando porrà fine alla Storia.
Ma questa non è la fede biblica. Infatti nella nostra distrazione collettiva, o nella nostra ignoranza, dimentichiamo che JHWH dice: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell’Egitto” Es 3,7-8. Questo versetto del libro dell’Esodo non è la cronaca di un fatto puntuale della storia umana; invece è la narrazione definitiva dell’agire divino.
Quel Mistero, che noi chiamiamo Dio, porta in sé questa attitudine permanente: è il suo carattere distintivo. Lui è attento e solidale alla causa di ogni oppresso ed escluso della Storia e la sua solidarietà non è puramente astratta, come le nostre preghiere dei fedeli. In realtà è una solidarietà che lo porta ad identificarsi con la lotta liberatrice di tutte queste vittime.
Ecco allora che l’affermazione dogmatica della regalità, della sovranità universale di Gesù Cristo, non è un bel concetto astratto e misticheggiante. Al contrario è la relativizzazione radicale di ogni regalità ed ogni sovranismo umano.
Qualsiasi progetto culturale, o politico, che attraverso il culto dell’uomo forte, tenda ad imporsi in modo totalizzante e totalitario, ebbene tali progetti dovrebbero trovare nei cristiani i primi oppositori. Coloro che vivono autenticamente la loro fede come consegna totale alla signoria di Gesù, non possono non sentire una sorta di “orticaria spirituale”, nei riguardi di coloro che vogliono prendere storicamente il posto del loro Signore.
Purtroppo ciò non avviene, se non nel percorso spirituale di pochi eroi, che maturano questa consapevolezza, più per merito ed impegno personale, che non per il percorso di formazione fatto all’interno della comunità cristiana.
Prova ne è il fatto che, nonostante gli evidenti parallelismi tra la nascita di quei totalitarismi e quelli attuali, ebbene nonostante tali evidenze, noi cattolici, nominalmente soggetti al Signore Gesù, di fatto non esitiamo a voler dialogare e redimere i capi, gli uomini forti di oggi, sempre alla ricerca dei “pieni poteri” per poter salvare/condannare, i popoli alle nuove tragedie. Non mi dilungo nel fare i soliti, ovvi esempi, che ciascuno di voi può fare, se guarda la realtà alla luce della fede in Gesù re dell’Universo. Per il resto vale la sentenza inequivocabile di Gesù, per la quale “Non vi è maggior cieco di chi non vuol vedere”.
Noi possiamo solo e semplicemente offrire la testimonianza delle nostre vite consacrate a servizio del Regno di Dio.
Pe. Marco