La riflessione di questa settimana vorrebbe essere una meditazione distesa sul suo titolo, che è anche l’ultimo versetto del Vangelo di questa domenica. Certamente, di primo acchito, la frase ci fa una certa paura, perché fa sorgere immediata la domanda: ma allora chi si salverà? In effetti questi pronunciamenti iperbolici di Gesù hanno esattamente questo scopo: quello di scuotere l’uditore, per costringerlo ad interrogarsi sulla posta in gioco.
Realmente qui sta il nocciolo della questione: renderci conto della grandezza e della bellezza della posta in gioco: il Regno di Dio. Non a caso Gesù costruisce questa parabola attorno a questa immagine bellissima del banchetto, di un grande e succulento banchetto di nozze, secondo la miglior tradizione biblica. Siccome all’umanità è sempre piaciuto mangiare e bere, ecco che questo simbolo è estremamente efficace ancora oggi, per esprimere la pienezza di vita che porta con sé il Vangelo. Infatti il Vangelo, che ci presenta lo stile di vita che vige nel Regno di Dio, è la modalità con la quale Gesù vuole rivelarci il segreto di questa tipo di esistenza, per aiutarci ad assumerla in pienezza.
Eppure, a fronte di questa offerta meravigliosa, gli invitati della parabola declinano l’invito per motivi assolutamente spuri e banali. Ma non è forse questa banalità/mediocrità del male la ragione per la quale, ancora oggi, mettiamo in secondo piano il Regno e i suoi appuntamenti? Ovvero, con quale pervicacia e persistenza non ci lasciamo scappare nessun appuntamento sociale e mondano, mentre, contemporaneamente, rimandiamo “sine die” i nostri appuntamenti con il Regno, dentro e fuori la Chiesa? Chissà perché, per il Regno ed i suoi ideali, c’è sempre tempo per prenderli sul serio, per incarnarli nella nostra vita! Mentre per le ovvietà e l’inutilità di appuntamenti inconsistenti cerchiamo di stare sempre sul pezzo, di seguire l’onda, per non sentirci degli alienati, o degli emarginati. Chi di noi, nella vita reale, rinuncerebbe ad un sontuoso banchetto nuziale, per curare i propri affari, o per andare a lavorare? O, peggio ancora, per indifferenza e superficialità?
Eppure, oggi come allora, pare che l’appartenenza al Regno di Dio, il vivere in questa prospettiva profondamente liberante, viene scambiato con surrogati di vita, o forme profondamente alienate. Il tutto con una naturalezza ed una banalità talmente grandi da rimanere letteralmente esterrefatti, senza parole.
Come se non bastasse, il Signore delle nozze, non rassegnato e non convinto, si mette lui stesso alla ricerca degli invitati, senza più alcun criterio, o alcun presupposto, tanto è grande il suo desiderio di condividere con noi la Sua stessa vita; ovvero quell’unico modo di vivere che esalta la nostra dignità di figli e che solo può darci la felicità. Ed ecco che le cose vanno decisamente meglio: la grande maggioranza degli invitati accetta e partecipa attivamente del banchetto. Eppure, ci crea non poca inquietudine quell’unico, che ha cercato di intrufolarsi senza condividerne la logica, senza assumersi la responsabilità di quella scelta: la scelta di partecipare alle nozze del Regno.
Certamente il destino riservato a quest’ultimo commensale non può che inquietarci. Ma a ben vedere questa radicalità del re non è altro che il rispetto totale ed assoluto della nostra libertà. Noi, come loro, siamo invitati, non obbligati, a partecipare alla festa del Regno. Anche di questa festa, se non la prendi sul serio, se non ti metti in gioco fino in fondo, se non scommetti su di lei, non ne puoi cogliere il senso ed il valore. Quanto del nostro cattolicesimo a metà, con i piedi in Chiesa, ma la testa nel mondo, c’è in questa vicenda. Non so se è legittimo l’esempio, ma a me pare che quella veste, sudicia e dismessa, rappresenti molto bene quel mondanismo con il quale ragioniamo ed agiamo dentro le nostre comunità, formalmente dette cristiane. L’apparente intransigenza di questo re non è altro che il richiamo estremo a vivere il rischio della libertà fino in fondo e decidere radicalmente a chi vogliamo consegnarla. Solo così potremo gustare la pienezza di vita, che ci porta il Vangelo. Ecco allora. che l’elezione o meno di partecipare alle nozze del Regno dipende solo ed esclusivamente da noi, da quanto prenderemo sul serio l’offerta che Gesù ci fa.
Pe. Marco