Mi chiamo Omar, sono nato in provincia di Lecco il 20 gennaio 2004. I miei genitori sono albanesi e sono figlio unico. Ho la cittadinanza italiana e ho fatto un po’ di fatica ad ottenerla, ma più che altro è stata mia madre che ha lottato per entrambi. Più che importante, per me è stato utile avere la cittadinanza, perché grazie ad essa si evitano parecchi problemi burocratici. Non ho abitato sempre nello stesso paese, ma sempre nella stessa zona, in Brianza.
Il mio percorso scolastico è stato molto buono e proficuo. Non ho mai avuto problemi a causa della lingua, piuttosto a causa delle maestre, che mettevano in dubbio le mie capacità linguistiche. Non ho sofferto però particolari discriminazioni, anzi progredendo di livello scolastico, le professoresse di un certo spessore hanno sempre apprezzato il mio punto di vista eccentrico, rispetto a quello standardizzato del resto dei miei compagni. Attualmente studio medicina e ho da poco lasciato il mio lavoro part time come cameriere. Nella mia vita sogno di poter lavorare nel campo della ricerca medico-scientifica.
Ho alcuni amici figli di immigrati e altri no: non cerco l’amicizia in base alla provenienza di una persona, ma solo in base all’allineamento delle nostre idee e all’affinità, che abbiamo l’uno per l’altro.
L’essere cresciuto in Italia forse è stato un vantaggio da un punto di vista scolastico e di istruzione superiore. Per il resto non credo. Forse avrei fatto amicizia più facilmente da preadolescente, se non ci fosse stata una sorta di barriera tra me e i miei coetanei.
Non mi sento né italiano, né albanese. Il concetto di patriottismo non mi interessa. Sono un cittadino del pianeta Terra e questo mi basta. Vorrei che tutti fossero più umani, piuttosto che di qualche paese specifico; perché secondo me, in questo modo, si abbatterebbero delle barriere, che scioccamente ci imponiamo nei confronti di altre culture, tradizioni, costumi…
I miei amici non mi vedono come “albanese” o come “italiano”, ma come Omar, un ragazzo che ha pregi e difetti, che ha interessi e opinioni, che ha una vita che va oltre la maschera del paese da cui proviene. Non vi è cosa più noiosa, che basare la propria personalità sulla propria nazionalità. Certo un “italiano” medio può andare fiero della sua tradizione culinaria, o dell’arte del suo paese, ma quanto ha contribuito a questa tradizione? È come essere fiero di qualcosa, che tu non hai fatto. Non ha senso. Sarebbe meglio che ognuno prendesse coscienza di sé e delle proprie abilità, prima di prendere il merito di qualcosa che qualcun altro ha fatto.