In una lettera all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, cinque organizzazioni che
rappresentano più di 600 milioni di cristiani in 120 paesi hanno invitato i leader mondiali riuniti ad
andare avanti nel processo di stesura di “una convenzione fiscale giuridicamente vincolante,
assicurando che risponda alle esigenze dei paesi in via di sviluppo”, ha affermato il Consiglio
Ecumenico delle Chiese (CEC).
L’articolo è pubblicato da 7Margens, 23-10-2023.
“In un mondo che affronta molteplici crisi – la crisi del costo della vita, l’arretramento della
democrazia, dei diritti umani e della giustizia di genere e l’emergenza climatica – la necessità di
risorse finanziarie non è mai stata così cruciale”, si legge nella lettera. “Tuttavia, il sistema
finanziario e fiscale internazionale prevalente, orientato al profitto, dirotta sistematicamente
risorse verso i già ricchi e potenti, esacerbando le disuguaglianze e danneggiando i nostri
ecosistemi sempre più fragili”, sottolineano i leader cristiani.
Pertanto, sostengono, è necessaria una convenzione “per combattere efficacemente i flussi
finanziari illeciti e l’evasione fiscale da parte delle multinazionali e degli individui facoltosi, anche
attraverso lo sviluppo di metodi unitari di tassazione delle società, per garantire che
le multinazionali paghino le tasse, dove si svolgono le attività economiche, chiudendo i paradisi
fiscali e la pubblicazione di relazioni sui profitti Paese per Paese”.
Oltre al Consiglio ecumenico delle Chiese, la lettera è stata firmata da rappresentanti della
Comunione mondiale delle Chiese riformate, della Federazione luterana mondiale, dal
Consiglio metodista mondiale e del Consiglio per la missione mondiale, gli stessi che già
all’inizio di settembre hanno inviato una missiva al G20 esortando i leader di questi paesi a
sostenere, tra le altre misure, “una Convenzione quadro delle Nazioni Unite sulla cooperazione
fiscale internazionale”.
La lettera aperta chiedeva non solo l’attuazione di imposte progressive sul patrimonio, ma anche
tasse progressive sul carbonio e sull’inquinamento, e la liberazione dei paesi in via di sviluppo dai
loro onerosi e storici debiti esteri.