Ora servono nuove leggi”. Intervista a Michele Carbone, Il Giornale.
«Mafia, camorra e ‘ndrangheta si sono alleate per aggredire lo spazio economico-finanziario. Serve una nuova fattispecie aggravata di reato, l’associazione a delinquere finalizzata ai crimini economici». Dal 27 luglio 2023 il generale di Corpo d’Armata della Guardia di Finanza Michele Carbone ha preso in mano la Dia. Lo incontriamo nel suo ufficio di Roma.
Lei ha sempre detto di ispirarsi a Giovanni Falcone e al suo «follow the money».
«Di recente, la conferenza Onu sulla criminalità organizzata ha ribadito la straordinaria intuizione investigativa del magistrato siciliano. C’è stata una «finanziarizzazione» del riciclaggio e del reimpiego del denaro sporco a più livelli nell’economia e nella finanza, attraverso trust, fiduciarie, holding di diritto lussemburghese e olandese, cell company, fondazioni, Special purpose vehicle (Spv), fondi di investimento, Anstalten, società anonime, Cripto asset service provider (Casp), caratterizzati da raffinata opacità in giurisdizioni non cooperative, agevolando così l’occultamento e la circolazione dei proventi illeciti. La ricerca di questi soldi suscita spesso la terribile sensazione di cercare un ago in un pagliaio».
Capitolo riciclaggio: deep web, criptovalute, cosa succede?
«Gli asset crittografici sono sempre più coinvolti nel riciclaggio di denaro frutto di illeciti tradizionali offline come narcotraffico, estorsioni e frodi. Un cambiamento radicale rispetto al passato, quando i fondi illeciti detenuti in criptovalute tendevano per lo più a provenire da illeciti online, in primis truffe telematiche e attacchi informatici legati alle stesse criptovalute. Le agenzie di law enforcement devono affrontare sfide sempre più impegnative nel rintracciare questi flussi illeciti che mescolano, con tecniche di mixing, criptovalute contaminate e legittime, oltre ad usare swap e bridge per saltare da una blockchain all’altra e offuscare la destinazione finale dei profitti delle attività illegali».
Serve una normativa all’altezza della sfida…
«È essenziale che le criptovalute siano trattate come qualsiasi altra risorsa ai fini di monitoraggio e norme antiriciclaggio, la regolamentazione europea e nazionale si sta muovendo per impedire la jurisdiction shopping, criminali che approfittano di nuovi paradisi digitali con leggi e controlli deboli in materia di criptoasset. La recentissima Direttiva Ue 2024/1260 per la prima volta ha incluso le criptoattività tra i beni aggredibili».
Ma anche il contante non è da sottovalutare…
«I contanti restano i più utilizzati per riciclare fondi illeciti, vedi l’underground banking Fei-Chien o Flying Money (denaro volante). Sono banche clandestine che avvalendosi di broker sinici ricevono contante e lo trasferiscono all’estero dietro commissioni da imprenditori che vogliono ripulire il denaro fraudolentemente sottratto al Fisco o dalle organizzazioni criminali interessate a trasferire clandestinamente i capitali necessari al finanziamento di traffici illeciti o a reinvestirne i proventi».
A Milano girano i grandi capitali che attirano gli appetiti delle mafie…
«Secondo un recente rapporto Europol, l’80% delle organizzazioni criminali in Europa utilizza le imprese nelle loro attività illecite. Anche per le mafie italiane le imprese consentono di infiltrarsi negli appalti, influenzare mercato e pubblica amministrazione, creare consenso sociale, riciclare o muovere fondi illeciti. La redditività e la recettività del territorio settentrionale è particolarmente promettente per la connivenza di professionisti e imprenditori senza scrupoli. Secondo le ultime statistiche Uif, la Lombardia, con il 18% ha il primato delle Sos connesse a contesti di criminalità organizzata, Milano con il 9,8% è seconda solo a Roma (10,3%) per concentrazione di volumi di operatività astrattamente ascrivibili a fatti di criminalità organizzata».
La Capitale è stata messa sottosopra dalla recente inchiesta Assedio della Dia…
«È significativo che l’indagine condotta dalla Dia sotto la direzione della Dda di Roma abbia portato alla luce l’esistenza di una complessa struttura organizzata che presenta molte analogie con gli stretti legami di affari tra Cosa nostra, ndrangheta e camorra evidenziata dalla pure recente inchiesta Hydra della Dda di Milano: nella Capitale, gruppi di camorra, esponenti di clan di ‘ndrangheta e Cosa nostra siciliana hanno maturato in trent’anni la capacità di integrarsi con gruppi di criminalità autoctona. Hanno lentamente abdicato al controllo del territorio, quale spazio fisico, per aggredire lo spazio economico-finanziario. La coesistenza ha favorito sinergie strutturate in un sistema di riciclaggio, capace al tempo stesso di assorbire sovrapposizioni, tensioni e frizioni. Un laboratorio criminale, una sintesi che supera le logiche del controllo geografico per progredire verso un modello organizzativo fondato sulla convergenza di interessi economici».
I proventi del narcotraffico rischiano di contaminare l’economia legale…
«La spina dorsale dell’azione mafiosa è il traffico di droga, un serio fattore di rischio, in cui la ndrangheta calabrese gioca un ruolo di primo piano. Secondo aggiornate stime internazionali alimenta i flussi finanziari illeciti globali e il riciclaggio di denaro sporco per oltre 780 miliardi di dollari su un totale di 3.100 miliardi».
Cantieri, opere pubbliche, Pnrr. Per fermare le mafie cosa serve?
«La sola azione penale non è sufficiente, fondamentale la prevenzione – tanto giudiziaria quanto amministrativa – nonché i presidi di prevenzione del riciclaggio. La Dia è in prima linea con prefetti e ministero dell’Interno sulla documentazione antimafia, in questa fase storica legata a Pnrr, Giubileo universale del 2025, nonché i Giochi invernali di Milano-Cortina 2026».
Le tecniche per drenare risorse destinate all’Erario sono sempre più sofisticate…
«Si osserva un sempre maggior coinvolgimento delle mafie nella realizzazione di ingenti frodi fiscali su Iva, accise e crediti d’imposta, attraverso false fatturazioni gestite da articolate reti di società cartiere, spesso con ciclo di vita molto breve (apri e chiudi) nate per emettere fatture per operazioni inesistenti (in codice Foi), ottenerne il pagamento e retrocedere sotto banco il denaro alle imprese beneficiarie della frode, decurtato da una provvigione.
E qui torniamo alle risultanze investigative di Assedio…
«Un collaboratore di giustizia, riferendosi alle frodi fiscali sui carburanti, confessa che la benzina è diventata un affare più diffuso della droga. Un indagato intercettato afferma che a Roma non c’è bisogno di usare la violenza come a Napoli, l’importante è conoscere le persone giuste, un imprenditore con il quale fare il giro delle false fatturazioni a fini di frodi Iva. E un altro confessa candidamente: …Io ho fatto il rapinatore quando avevo 20 anni… mo’ me so’ messo a giocare un po’ con la penna… perché le rapine non si possono fare più… però ci vuole la penna dove pigli i soldi…. Un affare illecito che non si è fermato neppure con la fatturazione elettronica, che ha costretto i malavitosi soltanto ad una riorganizzazione delle procedure».
C’è allarme su Superbonus e crediti d’imposta…
«La commercializzazione e monetizzazione di falsi crediti d’imposta è molto diffusa, principalmente dei vari bonus edilizi (Superbonus, Bonus-facciate, Sismabonus), ma anche quelli per Ricerca & Sviluppo, ceduti a terze società, più o meno consapevoli, che li hanno utilizzati per compensare imposte e contributi previdenziali».
Tutto alle spalle di chi lavora per queste imprese…
«E sui lavoratori, assunti solo sulla carta da cooperative vuote di logistica ed edilizia per appalti che celano illecite intermediazioni di manodopera, in danno degli operatori economici onesti costretti a sostenere costi più elevati dei colleghi compromessi dalle conventicole criminali oltre che penalizzanti per i dipendenti, esposti a condizioni di lavoro non dignitose e a scoperture sul versante previdenziale. Senza contare i reati tributari abbinati al procacciamento di appalti con enti pubblici attraverso corruttele e l’organizzazione di truffe aggravate ai danni dello Stato per l’indebito conseguimento di finanziamenti ed erogazioni».
Come si può tentare di arrestare questo fenomeno?
«Il crescente interesse delle associazioni criminali verso gli illeciti fiscali (cui è ascrivibile il 20% delle Sos) ha attirato l’attenzione del legislatore che con il decreto legge n. 19/2024 (il Pnrr 4) ha modificato il Codice Antimafia, integrando con l’aggiunta dei reati tributari più gravi il catalogo dei delitti spia della permeabilità dell’impresa a infiltrazioni e condizionamenti da parte delle consorterie criminali, al ricorrere dei quali l’Autorità amministrativa è vincolata all’emissione della misura interdittiva antimafia.
Tuttavia, si possono ipotizzare ulteriori interventi normativi: penso, ad esempio, all’introduzione di un’ulteriore fattispecie aggravata di associazione per delinquere quando questa sia diretta a commettere reati economici».