Ed ecco giunta l’opportunità di commentare il versetto evangelico, che abbiamo posto come ispiratore del nostro sito: La verità vi farà liberi! Pertanto, pur avendo molteplici motivi di riflessione nelle letture di questa Domenica, non possiamo non soffermarci sulla perentoria riflessione di Gesù, nella quale è inserita anche questa affermazione: “Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.
Confesso che da sempre nella mia vita, perlomeno da quando ho cominciato a capire qualcosa di me e del mondo, sono stato attratto da questa frase di Gesù: “La verità vi farà liberi” e mi chiedevo: “Perché Gesù non ha detto: la libertà vi renderà veri?”. Ovvero, se io sono sincero, trasparente, libero, spontaneo in ciò che dico e ciò che faccio, non è forse l’ideale che un essere umano possa perseguire? Se faccio fino in fondo ciò che “sento” profondamente, non è forse la pienezza dell’umano? Pur non vivendo Gesù nella “società della gratificazione immediata”, ciò nonostante Lui ben sa che questa è una delle nostre grandi illusioni e tentazioni: confondere la nostra libertà con l’istinto degli animali. L’istinto fa fare all’animale sempre e solo ciò che è meglio e ciò che è bene per lui. Se non seguisse il suo istinto, morirebbe in un batter d’occhio.
Invece la nostra libertà è qualcosa di più complesso, perché lei non basta a sé stessa; ovvero, a differenza dell’istinto, la libertà può scegliere tra diverse opzioni, ma lei non sa in principio, di forma immediata, ciò che è bene, ciò che è meglio. A volte questa incertezza e questa indeterminazione sono talmente grandi da far ammalare il soggetto per la difficoltà e la complessità dello scegliere.
Ecco allora che la libertà, per mantenersi libera e poter continuare a vivere bene, ha bisogno di qualcuno o qualcosa fuori da sé, altro da sé, che l’aiuti a riconoscere la verità, per poter scegliere ciò che è giusto e buono. (Ovviamente una scelta per essere veramente giusta e buona, lo deve essere in generale, per tutti, non solamente per me).
Questa caratteristica della nostra libertà ci rende strutturalmente dipendenti dagli “altri” o dall’Altro. In altre parole, noi, che lo vogliamo o no, dobbiamo affidarci a “qualcun altro, o qualcos’altro”, per essere aiutati a riconoscere la verità della vita, per poter agire bene; dove la verità non è un insieme di concetti, o di teorie, bensì “il tesoro nascosto e la perla preziosa”, che ci aiuta a capire cos’è e come funziona la vita.
È esattamente dentro questa “struttura della dipendenza e dell’affidamento”, che Gesù interpella la nostra libertà, si propone ad essa come Colui che la può aiutare; e lo fa in modo chiaro e trasparente, non attraverso seduzioni o sotterfugi: “Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli”. Ecco allora che Gesù ci indica chiaramente qual è il cammino per giungere alla verità dell’esistenza: vivendo questa circolarità tra la sua Parola vissuta nel discepolato ed il discepolato costantemente illuminato, alimentato dalla Sua Parola. Questa processualità continua, che deve abbracciare tutta la nostra vita, ci permetterà in ogni situazione ed in ogni contesto di riconoscere ciò che è “veramente giusto e veramente buono”, per poterlo praticare, vivere.
Se questa è la proposta, che Gesù ci fa, noi ci troviamo in un contesto culturale e religioso, in cui avvengono varie derive. La prima è quella che, sulle grandi questioni della vita, vorrebbe porre il metodo scientifico, quale unico criterio per riconoscere ciò che è vero e ciò che è falso.
L’altra deriva, molto più devastante, perché di facile presa sulle masse, è quella che in parte ho già presentato all’inizio di questa riflessione. Ovvero, segui il tuo istinto, il tuo piacere; ciò che ti emoziona e ti piace; ecco questo è ciò che devi fare per realizzare la tua libertà. Non hai bisogno di confrontarti con “qualcun altro o qualcos’altro” per riconoscere la verità della tua vita. Devi solo lasciarti andare e seguire le tue pulsioni. Anzi, questa deriva ha i suoi buoni maestri, o guide, o stalkers, che si “offrono” come facilitatori, come promotori delle tue pulsioni più profonde: “Se ti affidi a noi, realizzeremo tutti i tuoi sogni, i tuoi desideri, le tue pulsioni” (guarda a caso, coloro che dicevano di emanciparci dalla dipendenze divine, si propongono come “ aspiranti messia”).
Infine, vi è una terza grande deriva, che ha a che fare soprattutto con la anime pie e religiose, che in tutte le epoche reincarnano “i Giudei, che avevano creduto in Lui”; sì, proprio così “che avevano creduto in Lui”. Tra l’altro non mi pare che, normalmente, si faccia notare che, coloro che lanciano le pietre a Gesù alla fine di questo brano, sono “coloro che hanno creduto in Lui…”. Ma qual è la deriva di costoro, che è anche quella che più interessa a Gesù? Mi pare che consista nell’illusione di pensare che esista “Qualcosa o Qualcuno”, che mi possa liberare dal peso e dalla responsabilità di custodire e correggere costantemente la mia Libertà. Che sia la Legge, la Circoncisione, Abramo, Mosè, il Papa, il Battesimo, la Chiesa Cattolica, la Conversione fissata in qualche momento del passato ecc… Ovvero, nel momento in cui mi illudo che, per aver aderito ad una di queste realtà, per ciò stesso la mia Libertà è al sicuro e non ha bisogno di confrontarsi con la Verità, non ha più bisogno di scoprire ciò che è vero e autentico “qui ed ora”, ecco questo meccanismo è ciò che interrompe il ciclo della Vita, l’entrata nella Vita Eterna. Infatti, Gesù non chiede a questi Giudei di aderire a Lui ad occhi chiusi, bensì di mettersi in gioco, confrontarsi, con le Sue parole ed i suoi gesti. Se accettassero questo percorso, potrebbero riconoscere che in Lui traspare la Verità di Dio e della Vita. Appellandosi al feticcio di Abramo, escono dal flusso della Vita.
Pe. Marco