La prima lettura ed il Vangelo di questa domenica della Trinità potrebbero dare un’impressione
fuorviante. In un primo momento sembrerebbero sottolineare il carattere misterioso di Dio (qual è
il tuo nome… molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il
peso…) e in effetti, quando si parla di Dio, è sempre bene ricordare, che di Lui è più ciò che non si
sa, che ciò che è conosciuto. In questo senso il nostro pensiero è sempre “debole” di fronte a Lui.
Ma la cultura occidentale non sembra ancora aver appreso la lezione e vuole a tutti i costi sfidarlo,
o bestemmiarlo, a partire dai suoi angusti concetti.
Detto ciò, la prima lettura, pur essendo stata scritta molto prima del Vangelo, è una delle pagine
più rivoluzionarie di tutta la letteratura religiosa mondiale. Infatti, questo è uno stralcio del grande
libro dell’Esodo, che grazie a Mosè ha introdotto nella Storia qualche barlume sulla natura
profonda di JHWH. Da qui, da questo passaggio straordinario inizierà la Storia d’Israele con Lui, la
Storia della Salvezza.
Questa storia, unica e singolare, inizia da una scoperta semplice, quanto rivoluzionaria appunto:
JHWH non sta in cima alla piramide sociale creata dagli uomini. Lui non sta dalla parte dei potenti
e della potenza, per salvaguardare gl’ingiusti rapporti di potere, creati dagli uomini.
Il Signore sta dalla parte degli ultimi e degli oppressi, per aiutarli nella loro ricerca di giustizia e
libertà. Lui guarda il mondo dal loro punto di vista e con loro lotta, perché riacquistino la loro
dignità di figli di Dio e fratelli tra di loro.
Ciò non comporta un odio, o un’esclusione, nei riguardi nei riguardi dei potenti e dei dominatori. Il
suo agire, anche il più drammatico (vedi le piaghe d’Egitto), ha come obiettivo la conversione dei
potenti al suo progetto sul mondo: il Regno di Dio.
La rivelazione trinitaria donataci da Gesù di Nazareth non altera questa immagine dell’Altissimo;
semmai la rafforza e la approfondisce. Infatti, tutta la prassi di Gesù ed ultimamente la sua Pasqua
rivelano il carattere universale dell’opzione preferenziale per i poveri da parte della Trinità.
Le Comunità cristiane, le infinite Comunità dei discepoli e delle discepole di Gesù, generate dalle
Celebrazioni Eucaristiche, sono chiamate ad essere la trasparenza storica della Trinità. In questo
senso gli Atti degli Apostoli sono inequivocabili, nello stabilire questa relazione tra la Trinità e le
Comunità dei Discepoli di Gesù. Questo è il senso e la vocazione di ogni Comunità Cristiana.
Vocazione e senso appunto, non datità già assicurata una volta per sempre nel Battesimo. Quindi,
ogni Comunità Cristiana è realmente tale nella misura in cui tende a riprodurre la prassi, l’agire
della Trinità. Ovvero nella misura in cui s’inserisce nella Storia e nella Vita reale degli uomini con
questo sguardo e questo profilo Trinitario: vivendo con e dalla parte delle vittime e degli oppressi.
Viceversa, come spesso succede, seguendo altre logiche, potremo avere comunità più o meno
numerose, più o meno influenti nelle vicende storiche, ma di certo non cristiane, perché non
trinitarie. Poco importa, se e quanto possano esibire simboli e tradizioni nominalmente cristiane.
Infatti, la loro natura profonda la si può dedurre solo dal loro agire concreto.
Detto ciò, Dio Trinità rimane essenzialmente un Mistero, che sovrasta da ogni parte le nostre
esigue capacità di comprensione. Eppure, questo frammento della Sua identità più profonda
sarebbe più che sufficiente, per orientare e sostenere la vita delle nostre attuali Comunità.
Ma la domanda ineludibile a questo punto è, se e quanto le nostre Comunità hanno coscienza di
questo legame vincolante con la Trinità. Non solo, la vita ordinaria delle nostre Comunità è
animata da questa tensione ad essere specchio ed immagine della Trinità?
Senza nulla togliere al lavoro insostituibile dello Spirito Santo, “che raduna i popoli dispersi e li
riconduce all’unità”, la mia povera percezione umana mi rivela una Chiesa dispersa e
frammentata, del “si salvi chi può”, dove tutto ed il suo contrario sembrano albergare
indisturbati…
Pe. Marco