Portando a compimento i germi già presenti nella liturgia del Natale, la Solennità dell’Epifania, della Manifestazione del Signore Gesù, ci dice inequivocabilmente che la Liberazione portata dal Verbo incarnato è offerta a tutti gli esseri umani, senza ulteriori aggiunte, o specificazioni. Nella sua disarmante semplicità la ricerca e l’adorazione di questi saggi diventa il nuovo paradigma nella relazione tra l’umano ed il divino. Finché eravamo noi a cercare di scoprire il volto di Dio, attraverso la nostra riflessione, o i nostri sentimenti, allora, inevitabilmente, Dio era sottomesso ai nostri limiti ed alle nostre distinzioni; e così ciascuno cercava di tirare l’acqua al mulino della sua razza, cultura, sesso, economia, politica ecc… In fondo, tutti avevamo il diritto di dire la nostra su questo Mistero, che identifichiamo con la parolina Dio.
Con la sua Incarnazione questo Mistero è Lui a dettare l’agenda, a marcare il passo, e noi, ricercatori più o meno sinceri di Lui, possiamo solo accettarlo, o meno. Ora è Lui a dirci chi è attraverso una vicenda umana ben precisa, fatta di scelte e di distanze, di opzioni e di giudizi sui vari atteggiamenti del vivere umano. Non si tratta quindi di una bella riflessione filosofica, teologica, o morale, bensì la concretezza di una vita umana, un modo di vivere assolutamente semplice e chiaro, di fronte al quale siamo obbligati a schierarci, a prendere posizione, a favore o contro; non tanto con un pronunciamento verbale, bensì con l’assunzione o meno di quel modo di vivere.
Purtroppo del Vangelo di oggi si sottolinea solo l’aspetto positivo, cioè il percorso compiuto dai Magi per arrivare a consegnarsi a Gesù. Così, se ce ne fosse bisogno, questi tre personaggi vengono relegati in una sfera fantastica e mitica, dove l’incontro tra Dio e l’uomo avviene senza alcun dramma e senza travaglio. Ancora una volta, la concreta vicenda storica è molto più ricca e provocante delle nostre ricostruzioni mitiche. E il fatto storico ci mostra la differenza radicale di due modelli umani, sociologicamente molto simili, eppure spiritualmente diversi, se non antagonisti.
Infatti colui che aveva tutti i requisiti per riconoscere ed accogliere Gesù, pur essendo ebreo ed avendo le Scritture a portata di mano, non riuscendo a mettere da parte il suo “ego”, la sua sete di potere e di gloria, finisce con il provocare una tragedia, anziché accogliere Colui che potrebbe liberarlo. In realtà, in un primo momento cerca di mostrarsi devoto e ossequioso “Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”; di fatto, trattandosi del Messia, deve mostrarsi in sintonia con la sensibilità religiosa del suo popolo. Di fatto, però, sappiamo che ciò non era altro che l’ennesima trovata populista. Infatti il suo obbiettivo ultimo non è aprirsi all’incontro con il Messia, lasciarsi sorprendere da quella sua comparsa inaspettata. Il suo obbiettivo è usare eventualmente anche il Messia per rafforzare il suo potere. Ma guarda! E noi pensavamo che solo i nostri populisti avessero questo vizietto!
Dall’altro lato, invece, questi saggi, giustamente rimasti nel mistero quanto alla loro identità, rivelano, invece, la possibilità dell’umano di lasciarsi sorprendere dalla comparsa del Messia nella storia. Oltretutto questi saggi smontano un luogo comune molto usato da un certo laicismo europeo, ovvero la credenza secondo la quale, per essere discepoli di Gesù, occorra essere miserabili e ignoranti. I Magi non erano né l’uno, né l’altro. Forse il vero ed unico segreto, per accogliere la Liberazione portata da Gesù, è coltivare il dono dell’umiltà. Solo la permanente consapevolezza del nostro essere “humus”, terra, può aiutarci a relativizzare ciò che pensiamo di essere e ciò che pensiamo di possedere. Solo a partire da questa attitudine spirituale, ci si può mettere sempre e di nuovo in cammino, in ricerca, per riconoscere la presenza di Gesù in mezzo a noi; e lasciarsi sorprendere dal suo manifestarsi dove non te lo aspetti.
Infine mi piace sottolineare l’abilità con cui i Magi resistono al potere di Erode, dribblandolo astutamente. Grazie a Dio in questi giorni anche una figura moderata come il Card. Bagnasco osa ricordarci che, prima e più importante dell’obbedienza alle leggi dello stato, siamo chiamati ad obbedire alla nostra coscienza, tempio dello Spirito Santo.
Chissà cosa sarebbe stata la nostra cristianissima Europa ed il nostro mondo in generale, se avessimo osservato un po’ di più questo principio di fronte alla perversità e all’arroganza del potere di ieri e di oggi.
Pe. Marco