Lo spunto per questa riflessione non poteva che venirmi dalla liturgia di questi giorni. In particolare l’intuizione originaria mi è venuta dall’incomprensione dei suoi discepoli: “I suoi discepoli sul momento non compresero queste cose”. Dopo una breve verifica, ho avuto la
conferma che il mio dubbio era fondato, ovvero solo Giovanni riporta questo dettaglio, mentre tutti e tre i Sinottici non lo riportano, proiettati nell’amplificare la portata del gesto compiuto da Gesù.
Secondo alcuni criteri della critica testuale, possiamo ragionevolmente ipotizzare che la versione giovannea di quell’evento sia più vicina alla realtà dei fatti, che non le versioni sinottiche.
In realtà, però, questo piccolo dettaglio è stato solo il grimaldello, per far riaffiorare tutta una serie di situazioni, evangeliche e personali, nelle quali appare drammaticamente una verità di fondo della nostra esistenza: la distanza abissale che ci separa da questo Mistero, che chiamiamo Dio.
Purtroppo noi siamo stati abituati a vivere la Domenica delle Palme con toni trionfalistici, per poi chiederci sbigottiti il Venerdì Santo come mai la stessa folla, nel giro di pochi giorni, sia passata da un estremo all’altro. Ovviamente in questa lettura molto distorta ha avuto il suo peso l’enfasi, che i Sinottici hanno dato a quel gesto di Gesù. Però noi sappiamo che il tono trionfale dei Sinottici è
più teologico, che reale; ovvero gli Evangelisti hanno ingigantito il gesto, per dare risalto al fatto che finalmente il Messia entrava nella Città Santa.
La relazione di Giovanni probabilmente è molto più aderente alla realtà. Quella folla, che accorre per vedere Gesù, da un lato è attratta dalla notizia della risurrezione di Lazzaro, dall’altro dal fatto che ormai il nome di Gesù è sulla bocca di tutti, perché le elite, politiche e religiose, hanno deciso di eliminarlo e la notizia corre di bocca in bocca. Da tutto ciò deriva la curiosità del popolo, che
stenta a credere alla notizia del suo arrivo e allora corre a vedere di persona. In questo quadro, cogliendo l’opportunità del momento, Gesù pone il gesto, che per Lui ha un valore fortemente simbolico, ma per i discepoli rimane alquanto incomprensibile sul momento.
In altre parole Gesù ricorda ai suoi discepoli, che Lui è e continuerà ad essere il Messia, nonostante i tentativi, che da lì a poco verranno messi in atto, per affermare il contrario.
Ma questo è solo l’inizio. Di fatto tutta la Settimana Santa è un susseguirsi di fatti ed atteggiamenti incomprensibili ai nostri occhi umani e solo la Risurrezione ci ridà sollievo, senza però risparmiarci dall’attraversare le stesse oscurità, che Gesù ha attraversato.
Come diceva sempre con molta sapienza Frère Roger di Taizé, la Risurrezione è come un barlume, flebile ma sufficiente, per orientarci in questa vita, per noi in gran parte oscura ed incomprensibile. Purtroppo certe forme trionfalistiche di presentare la Risurrezione, ben poco hanno di cristiano e tanto meno di umano.
Invece, per chi prende sul serio l’esistenza, è molto più facile ritrovarsi nei paradossi e nei silenzi del Padre, che non in chiare e luminose risposte.
In ultima analisi questo Giusto, ingiustamente sacrificato dai tanti complotti orditi dalle solite elite, diventa lo specchio di tutte le infinite ingiustizie, che continuano ad irrigare la Storia di lacrime e sangue. E il Padre tace; non fa una piega, non risparmia neanche una lacrima, né una goccia di sangue, perché?
Forse qualche anima pia e beata, scandalizzata da queste parole, vorrebbe ricordarmi che alla fine… il Padre ha risuscitato Gesù. Meno male, rispondo io…
Ciò nonostante il Suo silenzio di fronte all’ingiusto dolore del Figlio rimane per noi incomprensibile e, alla fine, scandaloso. E il paradosso sta nel fatto che mai noi umani potremo capire perché il Bene, per essere fatto bene, per essere realizzato fino in fondo, debba soffrire tanta ingiusta resistenza. In fondo, il Giusto che colpa ne ha dell’ingiustizia dei malvagi? Eppure su questo Giusto,
assieme all’innumerevole schiera dei suoi seguaci, si riversa la perversità degli ingiusti e dei potenti.
E il Padre sta in silenzio, nell’attesa della Risurrezione…
Pe. Marco