Come ormai tutti sappiamo, questi brani della Quaresima ambrosiana sono delle grandi meditazioni sulla Libertà umana ed il suo rapporto con il Salvatore, più che racconti dettagliati di vicende personali; o meglio, le vicende dei personaggi permettono a Giovanni di dar vita a queste riflessioni. Anche il brano del cieco (Gv 9,1-42) nato non fa eccezione.
In particolare, questa vicenda mette bene in luce le dinamiche della Libertà, quando incontra la luce della Verità. In questo caso abbiamo tre reazioni, che immagino tutti noi abbiamo esperimentato.
Ovviamente queste considerazioni hanno senso, se cogliamo la relazione intrinseca che esiste tra Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, e il vero ed il falso di ogni situazione della nostra esistenza. La Verità, il Verbo creatore, “affiora” in ogni situazione ed ogni momento della nostra quotidianità. Pertanto, a poco giova proclamare solennemente la divinità di Gesù, se poi non si vuol fare la fatica di riconoscere il vero ed il falso nei piccoli e grandi avvenimenti della vita.
La prima tipologia di reazioni è quella dei farisei. Loro sono l’emblema di ogni uomo/donna seduto sull’illusione di possedere la Verità. Da qui l’arroganza verso chiunque metta in discussione questa evidente illusione. Fino al punto di eliminare il nostro malcapitato cieco, perché segno tangibile della Verità dell’agire di Gesù. La scomunica, che gli viene comminata, equivale alla morte sociale e religiosa. Se la Verità non è l’orizzonte ed il fondamento da ricercare e approfondire continuamente, la si riduce a qualche dogma, o ideologia, della nostra mente angusta. Da qui deriva che qualsiasi altra visione del mondo è eretica e pericolosa.
La seconda tipologia, a mio avviso poco studiata pur essendo molto diffusa, è quella dei genitori del ragazzo cieco. Costoro, a partire dall’esperienza, hanno accompagnato per un po’ l’emergere della Verità di quella guarigione. Però, all’apparire delle prime difficoltà, hanno intuito che aderire alla Verità avrebbe comportato un costo: la loro scomunica. Allora preferiscono fare violenza alla loro coscienza, negare l’evidenza dei fatti, per non avere troppi problemi e starsene tranquilli nella loro quotidianità.
Ma questo “stupro della Coscienza” è estremamente pericoloso e produce effetti devastanti, sia a livello personale che sociale. Quando il salmo dice che “il giusto dorme tranquillo” intende esattamente sottolineare il fatto, che quando la Libertà/Coscienza riconosce la Verità dei fatti e vi aderisce, senza calcoli, o pregiudizi, ecco lì incontra il suo compimento, la realizzazione più profonda del suo desiderio più profondo. Noi credenti con S. Agostino diciamo: “Tu Signore hai fatto il nostro cuore per Te e il nostro cuore non ha Pace, finché non riposa in Te”.
Pertanto, se il credente è consapevole di ciò e non ha senso, che agisca diversamente; per chi non crede questa legge rimane comunque valida, essendo la legge Vita. Per questo motivo, come ci viene ampiamente mostrato dalle varie discipline psicologiche, la non obbedienza, o la violenza, operata sulla Coscienza, per non rispondere alla Verità della Vita, è all’origine di buona parte delle malattie, sia psichiche che fisiche. Eppure a me pare che si tenga poco conto di queste dinamiche, quando si trattano le varie forme di malattia.
Infine abbiamo il ragazzo, che semplicemente obbedisce alla voce della Coscienza e attesta sino alla fine, fino alla sua scomunica, ciò che ha esperimentato. Spero che nessuno dica, che per lui era più facile e non poteva fare altrimenti. Probabilmente se stiamo leggendo queste righe come un mero esercizio letterario, allora possiamo fare questa affermazione. Se però riandiamo alla realtà dell’esistenza, nostra ed altrui, non facciamo molta fatica a ricordare piccoli, o grandi tradimenti, nonostante i benefici ricevuti. Di fronte a queste situazioni, io ripeto spesso a me stesso e a gli altri che “il cuore umano è un abisso” e certe “dimenticanze”, certi voltafaccia, sono davvero incomprensibili. In realtà sono possibili esattamente per le dinamiche sommariamente descritte.
Andando verso la conclusione di questa riflessione, vorrei con voi ringraziare il Signore per la testimonianza meravigliosa dataci da Aleksej Naval’nyj, indipendentemente dall’insieme delle sue idee. Ciò che c’interessa è la forza con la quale ha saputo aderire a quel frammento di Verità, che la sua Coscienza ha potuto percepire.
Pe. Marco