Benché gravato da tre episodi penosi come la rinuncia al celibato e alla modestia di un prete, il falso giornalistico su una lettera di cardinali e il cancro inventato, il Sinodo ha espresso due cose importantissime che polverizzano tutte le polemiche.
Come scrive lo studioso Alberto Melloni nel suo articolo del 23 ottobre sul Corriere della sera “ Bergoglio, restituendo ai vescovi il giudizio sulla nullità – non ha cambiato lo status dei divorziati- ha fatto un silenzioso, enorme atto di riforma del papato.
Dal secolo XI il Pontefice ha sempre sottratto potestà dei vescovi invocando
motivi solidi o meno……Invece Francesco ha detto a padri e madri sinodali che
il loro compito non è spingere il Papa a destra o a sinistra, ma fare un
«balzo innanzi» nella propria fedeltà al Vangelo.”
Restando seduto egli stesso nel Sinodo il Papa ha espresso la vera natura di questa dimensione della Chiesa, andando oltre la sua “democratizzazione” perché si fa appello non alla Sovranità ma alla Comunione.
Scrive ancora Melloni “ Lo stesso Sinodo dei vescovi, nonostante il nome, non è mai stato altro che organo consultivo, che consegnava al Papa i propri antagonismi perché lui mediasse. Francesco ha agito sul Sinodo facendone, a norme invariate, un organo di collegialità effettiva e di rango quasi-conciliare”.
Papa Francesco sa per esperienza che le assemblee episcopali esprimono un intuito autorevole di fede e la sinodalità si può esprimere in un clima di PARRESIA ovvero la franchezza nell’esprimersi.
Quindi riformando il papato e restaurando la sinodalità ecclesiologica il Papa ha mostrato che almeno una famiglia esce da questo Sinodo piu libera e più forte: la famiglia della Chiesa. Le altre di conseguenza.