“Probabilmente nessuno di noi avrà un lavoro”, ha detto il patron di Tesla in un intervento in remoto al VivaTech 2024 di Parigi giovedì 23 maggio; Musk ha descritto un futuro in cui i lavori sarebbero «facoltativi», e ha detto che questo evento epocale non sarebbe necessariamente un male. “Se vorrai fare un lavoro che sia un po’ come un hobby, potrai farlo», ha detto Musk. «Ma per il resto, l’intelligenza artificiale e i robot forniranno tutti i beni e i servizi che desideri”.
Che bello! Fantastico! Immagino che questa notizia come ha attirato la mia attenzione, abbia ancor di più attirato, o attirerà, le simpatie delle fasce più deboli, quelle più sfruttate, della nostra popolazione; quelle che gli indicatori sociali identificano come “poveri”, o “sulla soglia della povertà”; giustamente perché sognano continuamente l’uscita dalle condizioni di sfruttamento in cui vivono, da quel lavorare come schiavi, che però non porta mai ad una vita dignitosa.
Eh già, ma se ai poveri togliamo anche il lavoro, per duro che sia, cosa rimane? Capisco che la domanda possa sembrare paradossale da un punto di vista mondano, ma da un punto di vista cristiano non lo è e vedremo perché. In ogni caso, che ci piaccia o meno, la domanda rimane: se il reddito per vivere non verrà più dal lavoro, da dove verrà? Il nostro illuminato risponde vagamente sbandierando un non ben definito “universal high income”, che tradotto significa più o meno “alto reddito universale”. Peccato che non voglia sprecare il suo prezioso tempo, nello spiegarci da dove verrebbe tale reddito, come verrebbe distribuito e, soprattutto, chi lo gestirebbe.
La probabile convergenza tra il secondo uomo più ricco del Pianeta e i miliardi di poveri, o quasi tali, ha scatenato in me diverse domande e, soprattutto, molta inquietudine.
Ripensando al drammatico confronto tra il Grande Inquisitore e il Gesù di Dostoyesky non possiamo, da cristiani, non incalzare Musk con la domanda: “Perché Gesù, potendo fare ciò molti secoli fa, non l’ha fatto?”. E la risposta è più semplice di quanto sembri: perché il lavoro non è necessariamente una condanna, anzi.
Infatti, se prendiamo sul serio la Parola di Dio, in particolare il testo di Genesi nei suoi primi due capitoli, ci dice, che il Creatore ha dato all’uomo la capacità di trasformare la Terra attraverso il lavoro. Ciò rende l’uomo immagine e somiglianza di Lui e lo abilita a continuare così l’opera creatrice: trasformando e plasmando la Terra con il lavoro. Per questo motivo, mettendo a frutto i suoi talenti attraverso il lavoro, l’essere umano “sviluppa”, migliora, trasforma sé stesso e le sue abilità. Certamente le competenze e le abilità dell’umanità, che sono altra cosa dalla sua moralità, sono maggiori e molto più evolute oggi rispetto a qualche migliaio di anni fa. E ciò grazie all’impegno lavorativo, manuale e intellettuale, di miliardi di uomini e donne. Purtroppo questi uomini come Musk, che non conoscono le Scritture, non sanno, che il lavoro è divenuto anche un fatto doloroso e faticoso a causa del peccato.
“All’uomo disse: “Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: “Non devi mangiarne”, maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba dei campi. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!” Gen 3,17-19.
Senza entrare nei dettagli interpretativi di questo testo profondamente simbolico, a noi interessa sottolineare come il peccato, comunque lo si voglia intendere, rende il lavoro duro e insopportabile; ma ciò non toglie il valore intrinsecamente umano del lavorare. Pertanto, intelligenza artificiale o meno, il problema è sempre lo stesso, fin dalle origini del mondo: come valorizzare i talenti e le capacità di ogni uomo/donna (che sono ben più ricche e varie della genialità di Musk & company)? Come garantire condizioni di vita dignitose attraverso il lavoro, piuttosto che lasciare libero corso all’arricchimento sfrenato dei più geniali e spregiudicati? Chi e perché ha deciso, che alcune abilità non hanno diritto di cittadinanza e debbano essere considerate scarti sociali?
San Paolo ci ricorda, che nella Chiesa, e dunque nel corpo sociale, come nel corpo umano succede che “Proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie” 1Cor 12,22.
Ma tutto questo Musk non lo sa…
A lui ed ai suoi amici interessa trovare un modo ancor più sofisticato dell’attuale, di riempire la pancia e far divertire le masse, perché solo loro, le elite, hanno il diritto di vivere con dignità.
Pe. Marco