Permettetemi di raccontare l’occasione concreta, da cui è scaturita questa riflessione, perché possiate collocarla dentro le sue coordinate corrette: un tentativo di lettura della realtà alla luce del Vangelo.
Le prime suggestioni mi sono venute ascoltando una rassegna stampa, mentre facevo colazione. Tutti i principali quotidiani celebravano le conclusioni della Conferenza di pace per l’Ucraina, tenutasi in Svizzera, annotando, però, che dodici partecipanti non avevano aderito al documento finale. Qualcuno potrebbe controbattere che in fin dei conti dodici sono poca cosa rispetto all’ottantina che ha firmato. Peccato che tra questi dodici ci siano i famosi BRICS e altre nazioni emergenti, ovvero la maggioranza dell’umanità in termini demografici. Non solo. Mi chiedevo anche: che senso ha organizzare una Conferenza di pace, escludendo una delle due parti in conflitto?
Poco dopo, meditando sulle letture del giorno, mi sono ritrovato a leggere il brano di Mt 6,39-45 con il famoso e perentorio ammonimento di Gesù: “Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.”. Questi passaggi fugaci, assieme ad una molteplicità di letture e riflessioni di questi giorni, mi hanno portato a mettere di nuovo a fuoco questo dramma, che si sta consumando a colpi di guerre armate e di guerre socioeconomiche, tra il cosiddetto Occidente ed il resto del Pianeta.
Per chi volesse impegnarsi in qualche riflessione più profonda delle mie, rimando a questo articolo del sempre lucidissimo Raul Zibechi:
Più plasticamente e più lucidamente penso che lo specchio di questo nostro Occidente siano “le sei anatre zoppe più una” del G7, tenutosi in Puglia. Pur cambiando il tipo di disabilità rispetto al brano evangelico citato, il risultato non cambia: un disabile, o dei disabili, che pretendono di giudicare e farsi maestri di altri disabili come loro. In questa nostra supponenza occidentale vediamo realizzarsi la grande alternativa evangelica tra la maledizione della ricchezza e la beatitudine della povertà. Infatti, quando la ricchezza, che sia economica o di qualsiasi altro genere, genera autosufficienza e senso di superiorità, è la radice di tutti i mali. Viceversa, la propria povertà, sia essa economica o di altro genere, diventa una beatitudine, una grazia, se porta a cercare con il Signore e la sua Parola la via d’uscita da quella carenza.
Un’ultima immagine emblematica di questo incontro delle “sei anatre zoppe più una” è quella di Papa Francesco, baciato e adulato al G7, quanto tradito in tutte le sue richieste e i suoi appelli, come commentava sapientemente un vaticanista in questi giorni.
A mio avviso, la causa principale di questa ostilità anti occidentale è il rapporto di dipendenza della Democrazia occidentale dal Capitalismo. Basti guardare cosa è accaduto questa settimana alla periferia di Latina, a poche decine di chilometri da Roma. Ormai la schiavitù in chiave moderna sta prendendo sempre più piede nel mondo del lavoro, sia essa legalizzata dal Jobs Act, o al di fuori di esso. Ciò fa sì che l’Occidente si erga a paladino dei Diritti fondamentali dell’umanità, ma è ben lungi dal metterli in pratica in modo soddisfacente. Per non parlare del potere pressoché assoluto delle sue multinazionali, ben più potenti della maggioranza degli stati del Pianeta.
Per noi che viviamo nel cuore del Capitalismo, pur cogliendone qualche contraddizione, siamo ben lontani dal sognarne la sottomissione ai principi democratici: crediamo infatti che Capitalismo e Democrazia siano intrinsecamente legati. Possiamo anche parlarne liberamente, fare congressi, ma sempre sul presupposto inconscio e non dimostrato del loro inestricabile legame.
Per fortuna, chi vive nella “periferia” del Capitalismo e ne paga le conseguenze più pesanti, cerca di non arrendersi fatalisticamente a questo legame e continua a sognare una Democrazia non sottomessa al Capitale. Il guaio, come sottolinea l’articolo del prof. Zibechi, è che questo sogno non ha ancora prodotto modelli alternativi plausibili.
Il risultato di tutto ciò è che governanti, normalmente autoritari e corrotti, stanno fomentando una rivolta contro l’Occidente, accusando i loro colleghi di predicare un sistema di diritti, che loro stessi non osservano per primi. Il trattamento riservato ai migranti è solo uno degli esempi. Peccato che queste elite del Sud del mondo tutto sono, tranne che democratiche. Non solo ma, per allontanare i loro popoli dall’Occidente, si stanno affidando anima e corpo alle varie Russia, India, Cina ecc…, veri e propri emblemi di dittature moderne.
Eppure, come spesso succede nella vita, anche questa situazione complessa e pericolosissima, potrebbe rivelarsi una grande opportunità per l’Occidente e per l’umanità. Infatti, nessun altra cultura come lui porta in sé i germi e la storia della democrazia. Si tratta di coltivarli e far sì che la maggioranza dei suoi cittadini non si limiti a difendere il diritto di scelta e di voto, bensì impari a ricercare ciò che è Bene e Giusto per tutti, il famoso Bene Comune, anche a costo di limitare i vantaggi ed i guadagni delle elite attualmente al potere.
Se riuscirà a fare ciò, l’Occidente potrà diventare “la città sul monte” alla quale guarderà ammirata l’umanità intera.
Pe. Marco