Prima di stendere questa breve riflessione, vorrei confessare il grande senso d’impotenza, che mi prende al dover commentare letture come queste. Il mio sentimento nasce dalla chiarezza del messaggio, che, anzi, corre il rischio d’essere svuotato dalle nostre povere parole. Eppure io so che, domenica commentando questa Parola di Dio, molti usciranno di chiesa dicendo: “Però don Marco continua a far politica in chiesa”, sempre sorretti dalla beata illusione che qualche nostro gesto non abbia valenza politica. E così, con questi perversi corti circuiti buttiamo nella spazzatura la Parola di Dio. Fino a quando noi cattolici opulenti e arrabbiati continueremo a “giocare” con la Parola?
Venendo ora ai nostri testi, io ho ben poco da dire. Nella prima lettura Isaia deve proclamare a queste due categorie emarginate, gli stranieri e gli eunuchi, che la loro causa, la loro dignità, non è sconosciuta al Signore. Anzi, proprio per essere esclusi, per essere emarginati dagli uomini, loro godono dell’amore privilegiato di JHWH. Ecco qui un esempio emblematico di cosa significhi: l’opzione preferenziale per i poveri. Se è vero che gli eunuchi oggigiorno in occidente non soffrono più questa emarginazione, anzi, forse, godono anche di qualche privilegio; è altrettanto vero, invece, che per gli stranieri certamente la situazione non è cambiata; anzi, la nostra condizione di consumismo sfrenato ce li ha resi particolarmente ostili, nemici, quasi avessimo paura che loro c’impediscano di continuare a consumare irresistibilmente, come dei maiali mai sazi.
Se è pur vero che una grossa fetta dei cattolici praticanti segue senza incertezze il dettame biblico; è altrettanto vero che molti, troppi cattolici praticanti agiscono spudoratamente in senso contrario alla Parola di Dio.
“A chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro”. Come potremo ancora dirci cristiani dopo aver contraddetto, rifiutato sulle pubbliche piazze del web questo inequivocabile comandamento di Gesù? Eppure, molto spesso, a chi bussa ai nostri confini noi non sappiamo offrire nient’altro se non ulteriori, gratuite sofferte attese in condizioni subumane.
Probabilmente erano cattolici anche quei vigili di una città del Nordest, che hanno dato una multa di oltre € 300,00 ad un mendicante straniero, che, per sdebitarsi per le elemosine ricevute, si era messo spontaneamente a pulire dalle foglie la piazza principale della città. Il pretesto legale della multa era il fatto che non aveva ottenuto nessuna concessione comunale per compiere quel servizio. Ancora una volta la legge è nemica del bene. Eppure noi continuiamo ad insegnare ai bambini del catechismo l’osservanza pedissequa e farisaica della legge, anziché a scegliere di praticare il Bene e la Giustizia, costi quel che costi.
“Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio”.
Invece questa è la misura cristiana del donare. Quello che posso fare, o condividere, di fronte allo straniero che chiede aiuto, io lo devo fare, perché l’incontro tra le mie possibilità ed il bisogno dei poveri non è frutto del caso: è parte del provvidenziale disegno divino. Quindi, in ogni povero reale che incontro è Gesù stesso che mi viene incontro e vuol testare quanto sto mettendo in praticai suoi insegnamenti. “Non chi dice Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che sta nei cieli”.
Infine, nel tentativo estremo di non vanificare queste riflessioni fondamentali, vorrei mettere in guardia da una certa schizofrenia ecclesiale, che colpisce un po’ tutti. Tale patologia spirituale affiora normalmente in questa forma: una cosa è la verità della Parola di Dio, testé proclamata e spiegata, altra cosa sono “quegli esseri strani”, che ogni tanto approdano sulle nostre coste, o incontriamo da qualche anno nelle nostre città. Ovvero, mi sono accorto dagli innumerevoli confronti suscitati da testi simili a questi, che si tende a creare una artificiosa, quanto maliziosa, differenza tra il povero, lo straniero biblico e gli stranieri, i poveri in carne ed ossa, nei quali c’imbattiamo quotidianamente. In questo modo, creata questa perversa separazione, viene meno il mio obbligo, come cristiano, di accoglierli e confrontarmi con loro. Non solo, ma questa separazione avviene normalmente criminalizzando i poveri. Pertanto, secondo la miglior scuola salviniana, tutti gli immigrati sono potenziali terroristi e vengono da noi obbedendo a perversi progetti di islamizzazione dell’Europa. Oppure tutti gli stranieri passano le giornate nelle stazioni ferroviarie, comunicando misteriosamente con bellissimi IPhone.
Se poi a pronunciare questi sproloqui è qualche casta vedova, che proclama la Parola di Dio nelle Messe, come possiamo sperare che le nostre chiese siano “case di preghiera per tutti i popoli”?
Pe. Marco