Cari amici, per questa settimana non commenterò le letture domenicali, come mio costume da tre anni a questa parte. Preferisco invece condividere con voi questa lettera, che scriverei a Papa Francesco, se avessi modo di recapitargliela; ma, come ben sapete, le mie lettere purtroppo non arrivano a lui… D’altro canto sentitevi liberi di divulgarla, se pensate che ciò possa essere utile…
Carissimo Papa Francesco,
mi prendo la libertà di scriverle queste riflessioni, con la stessa libertà con la quale dialogavo con il mio papà, quando non ero d’accordo con lui. Oppure, se vuole, ma con tutte le riserve del caso, con la stessa libertà, con la quale Paolo si rivolge a Pietro nel secondo capitolo della lettera ai Galati, in particolare ai vv. 11-14. Sì, perché questa volta non si tratta di un problema mio personale, bensì della nostra comune fede cristiana. Ovviamente, lungi da me l’accusarla di eresia, come è diventato di moda fare di questi tempi. Anzi, mi addolorerebbe moltissimo, se questo mio scritto fosse diabolicamente strumentalizzato da suoi detrattori, come hanno fatto nei riguardi della nota della CEI sulla riapertura delle celebrazioni con la partecipazione del popolo.
Eppure, nonostante tutte queste precisazioni, sento l’urgenza di comunicarle il mio disorientamento, sorto in me ieri mattina, 14 di maggio, durante la Messa a S. Marta, nel sentirla commentare la Giornata mondiale di preghiera e digiuno per l’umanità al tempo del COVID 19. Non avendo potuto registrare le sue parole, le riporto a memoria con beneficio d’inventario: “Vorrei invitare tutti i credenti, a qualsiasi confessione appartengano, perché si uniscano a questa Giornata di preghiera e digiuno, per chiedere a Dio che ci liberi da questa pandemia e da tutte le pandemie, che affliggono l’umanità”.
Sono parole dette a braccio, come lei è solito fare, pertanto soggette a tutte le riserve del caso. Eppure… eppure non capisco quel “chiedere a Dio che ci liberi”. Perché questa richiesta rivolta a Dio? Cosa significa? Non penso sia il caso di ridiscutere sull’annosa domanda, se Dio ha mandato o meno questa pandemia, perché Lei stesso ha contestato decisamente questa interpretazione. Al tempo stesso, però, questo tipo di richiesta lascia presagire che Dio poteva fare qualcosa, per alleviare questo dolore, e non l’avrebbe fatto. Ma, se così fosse, di quale Dio stiamo parlando? E’ ancora il Dio di Gesù Cristo? (che brutta espressione “Dio di Gesù Cristo”, semmai “Padre di Gesù Cristo”, ma tant’è; purtroppo continuiamo ad usare questa terminologia paganeggiante). E’ ancora quel Padre misericordioso, del quale lei tanto ci parla, che non ha avuto remore a lasciar morire suo Figlio in Croce, per dirci quanto ci ama nonostante i nostri peccati? Pur potendo, quel Padre avrebbe mai tralasciato di fare qualcosa per alleviare i nostri dolori? Io credo di no, perché se così non fosse, se Lui dimenticasse anche uno solo dei suoi figli, per abbandonarlo al suo dolore, quel Padre non merita la mia fiducia, il mio abbandono in Lui.
Capisco che a questo livello del discorso entriamo in un terreno scabroso, nel quale si sono inoltrate le migliori menti apparse sulla Terra. E’ il terreno del rapporto tra Dio, il Male ed il Dolore. Da anni, però, con il buon Giobbe non sono ancora riuscito a rispondere a queste domande, che Dio gli ha posto: “Dov’eri tu quand’io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la misura?” Gb 38,4-5. Ovvero, questo livello del problema va al di là delle capacità umane ed ha a che fare direttamente con lo stesso Mistero di Dio. Pertanto non ha senso arrovellarsi su questa problematica.
D’altro canto, parafrasando la famosa canzone di De André, se siamo tutti coinvolti nel COVID 19, anche Lui, Dio, è necessariamente coinvolto in questa vicenda; altrimenti non sarebbe Dio, perché qualcosa “sfuggirebbe alla sua mano”.
Ecco allora che, in questo passaggio epocale della Storia, ritornano vigorosamente le riflessioni scritte da D. Bonhoeffer, mentre si preparava al suo martirio in un campo di concentramento nazista: Resistenza e Resa. Resistenza senza quartiere contro il Male ed il Dolore, perché il Male ed il Dolore non possono essere parte integrante della Vita. La Vita, soprattutto quella Vera, quella Eterna, quella del Regno, è superamento del Male e del Dolore. Ma per realizzare questa Liberazione dobbiamo renderci, arrenderci nelle braccia del Crocifisso: questa è l’unica e inequivocabile Parola di Dio sul Male ed il Dolore, che noi possiamo capire. La Parola del Crocifisso ci obbliga a credere in un Padre, solidale fino in fondo, fino alla Morte, con il nostro Dolore.
E allora, caro Papa Francesco di nuovo, se la Trinità è così, che senso ha chiederLe di liberarci dal COVID 19? Non dovremmo forse più cristianamente pregare, perché ci aiuti ad attraversare il COVID? O forse, più radicalmente ancora, non dovremmo pregare perché ci dia il coraggio della conversione, a partire dalla pandemia?
Sì, forse è troppo difficile pregare in questo modo, quando ancora la pandemia sta spopolando. Eppure, pur con tutte le zone d’ombra, che ancora avvolgono l’origine remota del virus, rimane pur vero che la diffusione del virus e la sua alta letalità è fortemente legata alle nostre tante, troppe contraddizioni ed ai nostri peccati strutturali. Intenzionalmente non accennerò a nessuno di questi, perché fin troppo si è scritto al riguardo. Eppure…, eppure con l’inizio delle fasi 2, 3, 4… stiamo vedendo il ritorno a quel passato, che tanto ci siamo augurati di non ripetere.
Addirittura, i primi indicatori socio-economici parlano di un futuro ancora più capitalista, ancora più ingiusto, ancora più antidemocratico, semmai si possa peggiorare ancora.
Per concludere, caro Papa Francesco, se mi permette, vorrei condividere con lei le mie intenzioni di preghiera di questi giorni. Io prego, perché il Signore Gesù ci dia il coraggio “di stare a guardare”, “di contemplare” tutte le nostre povertà ed i nostri peccati strutturali, che il COVID 19 ha rivelato, così come sotto la Croce riconosciamo le conseguenze dei nostri peccati. E chissà, magari qualcuno di noi vivrà anche la grazia della conversione.
Con affetto
Pe. Marco