Il ragazzo venuto dal Gambia aveva un nome, che conosco ma non sono sicura di poter scrivere. Bubacar.
Il ragazzo venuto dal Gambia aveva una famiglia e delle motivazioni per lasciarla, che non conosco e per questo non mi sognerei mai di giudicare.
Il ragazzo venuto dal Gambia era del 2005. Qui avrebbe finito la quarta superiore, magari avrebbe dovuto studiare per qualche debito oppure avrebbe fatto qualche lavoretto o forse sarebbe andato in vacanza con gli amici.
Il ragazzo venuto dal Gambia ha attraversato il mare in condizioni che nessuno di noi nemmeno immagina e da Lampedusa è arrivato fino a Lecco.
Il ragazzo venuto dal Gambia io l’ho incontrato. Per una pura casualità ero presente al momento del suo arrivo alla Casa della Carità. Sei ragazzi, accompagnati con un furgoncino da un operatore con il quale io e mio marito ci siamo fermati a chiacchierare. Mentre Jean Jacque li accoglieva, riempiva delle brocche d’acqua, io e mio marito abbiamo visto la lista, di nomi, di date di nascita, di provenienza. “Sono tutti del 2005, uno solo del 2004”. “Sono tutti del Gambia, uno solo della Costa d’Avorio”. E io ho pensato alle loro mamme. Mi sono chiesta: chissà se lo sanno che ce l’hanno fatta ad arrivare qui. Chissà se lo sanno che qui gli daranno da bere, da mangiare, dei vestiti ma avranno comunque tante difficoltà da superare. Chissà se lo sanno che non sempre troveranno parole e persone gentili.
Il ragazzo venuto dal Gambia, come tutti gli altri con lui, nonostante tutto sorrideva. Ci hanno salutati con la mano quando ce ne siamo andati.
Il ragazzo venuto dal Gambia sorrideva anche nella foto che mi ha mostrato Jean Jacque, con i vestiti nuovi che aveva scelto ieri mattina, “rossi perché io sono il più bello”.
Il ragazzo venuto dal Gambia non conosceva l’italiano, non poteva leggere i cartelli, esattamente come io non capisco quelli in tedesco quando vado in vacanza in Austria, e aveva tutto il diritto di cercare un po’ di fresco nel lago che se lo è portato via.
Il ragazzo venuto dal Gambia ora non c’è più. Se l’è preso il mio lago, è scomparso proprio a pochi passi dalla statua del mio Nic e dalla mia panchina.
Il ragazzo venuto dal Gambia poteva essere mio, nostro figlio. L’ho incrociato pochi minuti ma so già che non lo dimenticherò mai.
Il ragazzo venuto dal Gambia si merita solo pensieri belli e preghiere per chi ci crede, così come gli altri che sono rimasti e che hanno aggiunto la sofferenza di vederlo morire a tutte le altre che avevano già.
Altrimenti, solo silenzio.
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le parole di cordoglio del nostro arcivescovo Mario