Mi chiamo Nusayba, come si chiamava anche la prima guerriera mussulmana. Sono nata il 7 aprile 2002 a Lecco da genitori tunisini e ho 2 fratelli e 1 sorella.
Ho la cittadinanza italiana; non ho fatto fatica ad ottenerla, perché l’ho acquisita alla nascita grazie ai miei genitori, che già erano italiani. E’ importante essere riconosciuto come persona, essere umano in questi tempi e cittadino, parte della città.
Ho cambiato la mia prima casa d’infanzia a Maggianico per esigenze lavorative.
Il mio percorso scolastico è stato turbolento, perché sono una persona testarda e mi mettevo nei guai con la mia parlantina. Discriminazioni ne ho subite molte, soprattutto dagli insegnanti; ma mi hanno aiutato a crescere e a diventare più forte.
Sto studiando e lavorando, ma al momento vorrei cambiare il mio percorso formativo. Quindi sono in un momento decisionale importantissimo; sicuramente vorrei lavorare per aiutare le persone, è un fondamento senza dubbio.
Il senso della mia vita, la mia identità, il mio orgoglio è l’Islam.
I miei amici sono prevalentemente musulmani, nati e cresciuti qui come me. Condividiamo gli stessi valori, dunque ci si completa a vicenda. Alcuni hanno anche origini italiane. Personalmente penso che la Fede sia il primo motivo di legame, più che le mie origini etniche.
Il mio rapporto con la Tunisia è stato altalenante. All’inizio, quando ero piccola, era un problema, perché volevo conoscere la mia cultura d’origine e, quando andavo in Tunisia, chiedevo di rimanere là, influenzata dal clima discriminatorio, che c’è qui in Italia. Ad un certo punto ho avuto una crisi d’identità, non sapendo come definirmi, se tunisina o italiana. Alla fine crescendo capii che era una cosa irrilevante. Decido io chi essere, apprezzando le mie due culture e mettendo al di sopra i miei valori, la mia ragione di vita, ovvero essere una creatura di Dio e una donna musulmana.
Io sono italiana e tunisina e, se analizziamo il mio sangue, vi si trovano tracce di coloni e popoli diversi, che si spostavano e si incontravano. Dunque la mia nazione non fa di me la mia identità, mi definisco tale in base a dove sono; vivo qui, dunque sono italiana. Verrò sempre discriminata per il mio Hijab (velo islamico); perché sono donna e perché i miei genitori non sono nati qui. In 22 anni ne ho sentite di ogni. Farò sempre fatica, ma vado avanti e sarò più forte.
Partiamo dal presupposto, che non sono nessuno per dare consigli ecc. Sono ancora giovane e devo farne di strada; dunque il mio messaggio è rivolto ai giovani, che stanno vivendo la fase di crisi d’identità, quella che io ho già superato. Il mio consiglio è di sedersi e di riflettere un attimo sul senso della vita. Prima di essere di un “Paese”, siete esseri umani, dunque fatevi le classiche domande sul perché siamo qui. Analizzate tutte le religioni, trovate i vostri valori e mettete dei fondamenti. Perché alla fine nessuno è 100% italiano, o tunisino. Nessuno può definirvi; non date questo privilegio ad altri; focalizzatevi su ciò che è importante in questo mondo. Non rinnegate mai le vostre origini, ma da queste costruite il vostro essere. Piccolo consiglio: partite dal significato del vostro nome.
Alle persone invece che mi vedranno solo come una donna, sottomessa, immigrata, che non parla italiano, un caloroso grazie, perché mi stimolano a dare il massimo.