Il principale pericolo connesso con questa Solennità mi pare sia ben evidenziato dalla scelta del Vangelo: brano di grandissimo spessore inadatto per questa celebrazione. Infatti, ad una lettura un po’ superficiale si potrebbe avere l’idea che oggi vogliamo celebrare la regalità di Gesù, che comincia dopo la nostra morte fisica ed ha a che fare con un “qualcosa”, chiamata vita eterna che, ripeto, inizia e si realizza dopo la nostra dipartita da questo mondo. Conseguenza di ciò ne è il fatto che, in questa vita terrena dobbiamo sopportare tutto dimessamente, come avrebbe fatto Gesù; tanto poi regneremo in Cielo con Lui. Anzi, quanto più sopporteremo, soffriremo in silenzio, offrendo tutto a Lui, senza colpo ferire, più aumentano le nostre possibilità di “regnare” con Lui in un al di là, etereo e nebuloso.
Sinceramente ho sempre più riserve su queste scelte del Lezionario che, in un modo o nell’altro, incentivano questo dualismo ampiamente superato dalla Teologia e dall’Esegesi.
In realtà le stesse motivazioni, che hanno spinto Pio XI° ad istituire questa Solennità smentiscono questa visione; infatti il Papa volle questa scelta per rispondere all’arroganza dei totalitarismi, che si stavano consolidando durante gli anni ’20 del secolo scorso. Certamente il punto di vista fondamentale, in cui dobbiamo porci, è quello della Risurrezione di Gesù, che dà al progetto del Regno di Dio, una prospettiva eterna e totalizzante. In altre parole, il Regno di Dio, annunciato e instaurato da Gesù, non nasce dentro gli angusti ambiti di un gioco di potere terreno, né si esaurisce in esso. Detto con linguaggio più tradizionale, Il Regno di Dio viene dal Cielo e là giungerà al suo compimento.
Detto ciò, però, si sorvola troppo velocemente su tutti i risvolti e le ricadute di tale Regno sulla nostra vita sociale, politica, economica, culturale, familiare ecc… Come ho già detto altre volte, non serve continuare a fare illazioni su di un al di là, che ci trascende, mentre abbandoniamo il presente, questa vita in cui siamo immersi, ai fascismi di ieri e di oggi.
In questa prospettiva mi pare decisivo cogliere l’enorme contraddizione, che questa stessa Festa fa emergere. In altre parole, se è urgente e prezioso ringraziare Pio XI°, per aver voluto sostenere la resistenza cattolica contro le dittature attraverso l’affermazione dell’unica e universale regalità di Gesù; è altrettanto vero e drammatico, che quelle dittature sono germinate e sono state coltivate nella nostra Europa cristiana, nonostante tutti i “se” ed i “ma” che possiamo aggiungere a questa affermazione.
In altre parole, se la nostra spiritualità e la nostra predicazione non avessero “distratto” le nostre genti nel cercare la Salvezza fuori dalle vicende della storia, forse li avremmo aiutati a produrre quegli anticorpi etici e spirituali, per separare radicalmente la fede cristiana dal fascismo e dal nazismo.
E questa mia enfasi su questi elementi storici e politici non ha niente di retorico, o nostalgico. Purtroppo sono molte le analogie tra il ventennio fascista e questo nostro tempo.
Oggi come allora sono troppe le collusioni o le contiguità tra ampie fette del mondo cattolico e gli ambienti fascisti e razzisti attuali. Ed anche in coloro che vedono l’incompatibilità tra le due prospettive si sceglie sempre la via del quieto vivere. Pertanto si giudica la realtà attuale in circoli ristretti e privati, senza però prendere posizione pubblicamente. Per non dire della quasi totale assenza di un dibattito ecclesiale, aperto e franco, sull’incompatibilità della signoria di Gesù con certe appartenenze politiche e culturali. E così masse troppo grandi riconoscono sì, che esista qualche problema nel mettere insieme il razzismo della Lega con il Vangelo, ma nessuno arriva a viverlo come un vero e proprio dramma di coscienza.
Eppure il Regno di Dio, che Gesù ha inaugurato con la sua vita e le sue scelte, non transige quanto all’affermazione assoluta della nostra radicale fraternità. Altro che prima gli italiani, o i polacchi, o gli ungheresi! Per Gesù ogni vita umana, ogni persona è sacra e nessun uomo può essere sacrificato in nome di qualsiasi progetto o strategia geopolitica.
Eppure milioni di uomini e donne migrano da una parte all’altra del pianeta, senza alcuna prospettiva di vita, sfuggendo quotidianamente alla morte. Eppure troppi cattolici per bene, che vanno a Messa tutte le domeniche, assistono passivi al regno di Satana, che avanza inesorabile. Purtroppo milioni di prediche edulcorate e insignificanti ci hanno fatto dimenticare quanto dice la prima lettura: “Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra. Così dice il Signore… a colui che è disprezzato, rifiutato dalle nazioni, schiavo dei potenti”. Quindi, se il nostro Re, se il Re dell’universo vive questa condizione di sofferenza ed esclusione per affermare il suo Regno, perché i suoi sudditi ed i suoi fedeli dovrebbero esserne esenti? O qualcuno s’illude di essere suddito di questo Re, senza imitarne la vita e di morte? Pia illusione di religioni da salotto.
Pe. Marco