Il Vangelo di Questa domenica, oltre ad attestarci il compimento delle promesse in Gesù di Nazareth, come recita il titolo dei foglietto della Messa, c’illumina su come riconoscere ed incontrare Gesù in questo tempo tra la Pasqua e la Parusia. Infatti, la domanda iniziale del Battista: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”, c’introduce ai segni distintivi della presenza del Messia, oggi come allora; lasciando a ciascuno di noi la libertà di voler condividere con Lui l’azione liberatrice a servizio del suo Regno.
Il dato interessante e assolutamente in controtendenza con i nostri razionalismi astratti e dispersivi è la risposta di Gesù. Infatti, anziché impegnarsi in discussioni oziose sui valori irrinunciabili, Gesù risponde attestando una prassi ben precisa, la sua prassi. Ovvero non fa altro che rimandare ad uno dei suoi principi fondamentali: dalle opere si riconosce l’intenzionalità del cuore. E le “opere”, che Lui attesta, sono tutte opere di Liberazione (Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la Buona Notizia). In altre parole, questi gesti di Liberazione rivelano la sua messianicità, dicono che Lui è l’inviato del Padre. Queste e non altro…
Ma perché questi gesti di Liberazione sono il segno, che il Padre è all’opera in Gesù? Perché Lui, il Padre, si è rivelato fin dall’inizio, fin dalla Liberazione dall’Egitto, come Colui che sta dalla parte degli oppressi e delle vittime. Però, se la Liberazione d’Israele poteva essere letta come una sorta di privilegio riservato a questo popolo, ora Gesù conferma questa caratteristica della Trinità e la universalizza: laddove c’è un povero ed un oppresso, da una malattia fisica o da un’ingiustizia, lì sicuramente sono presenti il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, ciascuno per parte sua, per aiutarlo ad emanciparsi da ciò che gli impedisce di vivere dignitosamente.
Ne consegue che, se vogliamo realmente incontrare il Signore, basta guardarci attorno e “vedere” le innumerevoli e scandalose violazioni della dignità umana e della fraternità. In che modo i più poveri intellettualmente e culturalmente vengono ingannati, accecati, azzoppati, uccisi dagli interessi dei potenti, o semplicemente dalla propaganda del Potere; a tal punto che un po’ per tutti è quasi impossibile distinguere il falso dal vero, il giusto dall’ingiusto. Il tutto, per permettere a pochi eletti di regnare indisturbati.
Avere il coraggio di scendere nell’agorà della Vita, tra le contraddizioni e le oscurità del nostro tempo, anche a rischio di prendere qualche abbaglio, ma sinceramente animati dal desiderio di contribuire alla Liberazione dei nostri fratelli più poveri, questo è il cammino privilegiato per andare incontro al Signore Gesù; il quale a sua volta ci viene incontro nella carne delle vittime del nostro tempo.
Almeno a questo livello, noi che ci diciamo cristiani non siamo nell’oscurità e nel dubbio. Chissà, però, se siamo realmente interessati ad andarGli incontro…
Pe. Marco