Mi chiamo Fanta, ho 18 anni e attualmente sono al quinto anno delle Superiori. Sono nata in Italia, ma ho origini senegalesi, e questa è la mia storia.
Ho frequentato i primi due anni di asilo a Lecco, per poi trasferirmi a Ballabio l’ultimo anno di asilo. Il paese era piccolo e non c’erano molte persone di origine africana. Questo cambiamento è stato molto difficile per me; soprattutto perché ero l’unica bambina nera in un asilo pieno di bambini bianchi. Non riuscivo a integrarmi bene.
Dopo l’asilo ho iniziato il mio primo anno di Scuola elementare. Non nego che sia stato traumatico. Venivo presa di mira, anche dalle maestre, perché ero la prima bambina nera a frequentare quella scuola. Amavo e amo tuttora il Senegal, ma in quegli anni desideravo essere accettata come bianca, non come “la negretta”. Ora mi vergogno molto di quel pensiero.
Non avevo amici; non avevo nessuno con cui sfogarmi, finché in quarta elementare è arrivata una nuova maestra. È stata la prima persona a tendermi la mano, presentandosi con un sorriso. Da quel momento in poi è diventata un mio punto di riferimento.
Con l’inizio delle medie ho iniziato a scoprire lati di me che non conoscevo. È stato come se avessi avuto un “click” mentale che mi diceva: “Non farti mettere i piedi in testa da nessuno, reagisci sempre.” E così è stato. Ho cominciato a rafforzare il mio legame con l’Africa, interessandomi ogni giorno di più al Senegal.
Questo cambiamento ha anche portato con sé una nuova empatia verso chi, come me in passato, non si sente integrato. Ora capisco quanto sia importante tendere una mano a chi si sente escluso e cerco di essere un punto di riferimento per gli altri, come lo è stata quella maestra per me. So cosa significa sentirsi soli e incompresi; proprio per questo mi impegno a fare la differenza nella vita per chi ne ha bisogno.
Ho capito di essere cambiata quando, durante una lite con un ex compagno di classe, lui mi disse: “Sei cambiata, non ti ricordavo così.” Prima ero molto passiva, non aprivo mai bocca. Da quel giorno ho capito che nulla e nessuno avrebbe mai potuto buttarmi giù a causa delle mie origini.