Mi chiamo Abdoulaye, per gli amici Hamzo (come mio nonno). Sono nato in Senegal nell’ottobre del 2004 e nel 2007 io e mia madre siamo arrivati in Italia, per ricongiungerci con mio padre. Oggi la mia famiglia si è allargata: siamo tre fratelli e due sorelle.
La cittadinanza italiana l’ho ottenuta senza fatica all’età di sette anni, grazie a mio padre che l’aveva ottenuta prima di me. I miei fratelli sono nati tutti con la cittadinanza italiana. Ritengo che avere questo documento sia cruciale, poiché ti garantisce diritti e doveri all’interno dello Stato, ma dubito che cambi la percezione che gli altri hanno di te. Se ti senti italiano, lo sei anche senza cittadinanza, e viceversa.
Ho sempre vissuto a Pescate e il mio percorso scolastico è stato regolare, senza difficoltà linguistiche. Tuttavia, durante le medie, ho vissuto episodi di discriminazione. La mancanza di supporto da parte dei compagni e la superficialità di certi insegnanti mi hanno reso pessimista, riguardo alla situazione delle seconde generazioni in Italia.
Sto studiando e sogno un futuro che mi permetta di lavorare a contatto con le persone, affrontare stimoli continui e raggiungere la libertà finanziaria. Ho deciso di iscrivermi alla facoltà di Economia, con l’obiettivo di trovare un lavoro che mi consenta di muovermi tra le nazioni.
Essendo musulmano praticante, la mia fede gioca un ruolo centrale nella mia vita. Prendo decisioni importanti basandomi sui principi dell’Islam. Molti parlano dell’Islam, ma pochi comprendono realmente i suoi precetti e il significato di pratiche come il Ramadan, o le preghiere quotidiane.
Identificarmi non è semplice: mi sento sia italiano, che senegalese. Forse il termine giusto è afro-italiano o italo-senegalese? In ogni caso, le persone mi vedono come un ragazzo senegalese, che parla bene italiano, e questo riflette l’attuale società italiana.
Il mio messaggio per il mondo è questo: le seconde generazioni in Italia rappresentano il ponte verso un futuro inclusivo e ricco di diversità. Se impariamo a conoscere le identità culturali e valorizziamo i giovani, possiamo abbattere i pregiudizi e costruire una società multietnica e collaborativa. Solo così l’Italia potrà trarre il meglio dalla diversità che la popola.