Ciao a tutti.
Mi chiamo Lahiru, ho 28 anni e sono nato a Lecco nel 1996.Sono un cittadino italiano di seconda generazione, in quanto i miei genitori, di origine cingalese (SriLanka), sono giunti in Italia negli anni ‘90.La mia famiglia, oltre ai miei genitori, è composta da altre due figure: mio fratello Yasiru di 33 anni e mia sorella Anjeli di 21 anni.
Fino all’anno scorso ho sempre vissuto tra Laorca e Malavedo; da gennaio 2024 però, insieme alla mia ragazza Carlotta, ci siamo trasferiti a Germanedo nella nostra nuova casa.
Come percorso scolastico, ho frequentato le scuole elementari presso la PIO XI di Laorca, ora casa di quartiere Laorca Lab. Dopodiché ho continuato gli studi presso le scuole medie Don G.Ticozzi, per poi conseguire nel 2015 il diploma come perito meccanico presso l’ITIS Badoni. Attualmente lavoro come Project Manager presso un’azienda multinazionale in provincia di Monza e Brianza. Nel 2020, inoltre, ho intrapreso un percorso accademico di Ingegneria Gestionale triennale: ora ho terminato il secondo anno, ne manca ancora uno!
“Mi sento italiano?”
Vi racconto un aneddoto. Qualche anno fa ero presso un benzinaio ed un signore sulla settantina, in coda davanti a me, era in difficoltà nello scegliere la pompa corretta sul display automatico. L’ho aiutato. Abbiamo poi chiacchierato per qualche minuto. Salutandomi mi ha detto: “Caspita, parli bene l’italiano” Ed io ho risposto: “Grazie, anche lei!”. Lui ha sorriso.
Non è semplice rispondere alla domanda: “Ti senti italiano?”!
Sono italiano di cittadinanza, ma i miei geni sono dello Sri Lanka; sono nato e cresciuto in Italia, ma una buona parte della mia educazione e cultura è stata dettata da canoni di un altro continente: quello dei miei genitori. Sono attento e partecipe al contesto politico ed economico dell’Italia, tanto quanto lo sono per quello cingalese.
Quando sento parlare in modo negativo dell’Italia, ne rimango ferito; allo stesso modo di quando capita per lo Sri Lanka. Alle Olimpiadi ho tifato sia per la compagine azzurra, sia per quella cingalese.
Sono cresciuto con amicizie solo italiane, facendo sport europei, ascoltando canzoni del cantautorato italiano, leggendo libri in italiano e capendo e parlando (non benissimo a dire la verità) il dialetto Lecchese. La mia ragazza è italiana, i futuri suoceri lo sono. Quindi, ricapitolando, la domanda è alquanto difficile e forse la risposta la supera in complessità. Posso però confidarmi, ammettendo di sentirmi molto fortunato e grato, per aver conosciuto, vissuto e continuato ad imparare due differenti culture e realtà, come quella italiana e quella cingalese. Le persone fanno immensi sforzi per imparare le lingue, conoscere nuove culture e viaggiare; io ho avuto la fortuna di nascere con due madrepatrie.
Lascio per ultimo il tema discriminazione, proprio perché ritengo debba stare in questa posizione. Da ragazzino/adolescente ho ricevuto i classici insulti razzisti, rimanendoci anche parecchio male. Con gli anni, però, ho maturato questa consapevolezza: gli insulti a sfondo razziale sono così generici e generalizzati, che non possono/devono ledere la mia persona. Nascono da persone ignoranti, che non meritano attenzione. Forse, il razzismo sta nelle orecchie di chi ascolta? Pensate: se nessuno ci rimanesse più male di fronte ad un insulto razzista, che soddisfazione rimarrebbe a chi insulta?
La mia è ovviamente una semplificazione e una provocazione; purtroppo ci sono casi in cui sono le masse a portare avanti certe discriminazioni; pertanto diventa complicato per la singola persona reagire e sovrastare il peso di tale pensiero orrendo, nonostante la consapevolezza che questo sia infondato.
È giunto ora il momento di salutarci e vi starete chiedendo: “Ma in italiano o in cingalese?”
Nel dubbio: “Ciao, gihin ennam!”