Per la riflessione di questa settimana prendo in prestito questo testo, proveniente dal Brasile e scritto da un mio carissimo amico, teologo della Liberazione. E’ una riflessione sul tema della Campagna della Fraternità di questa Quaresima 2024. Come dicevano i latini mutatis mutandi, penso che potrete ritrovare le stesse radici delle disuguaglianze italiane e delle forme di esclusione presenti in mezzo a noi.
Buona lettura
Pe. Marco
La Campagna della Fraternità 2024, ricordando con Gesù che siamo tutti fratelli e sorelle, parla di “fraternità e amicizia sociale”. E lo fa nel contesto di una società profondamente divisa, diseguale ed escludente.
È vero che ci sono sempre state divisioni e inimicizie tra individui, famiglie e gruppi, soprattutto durante i periodi elettorali. Ma questo fatto ha raggiunto negli ultimi anni, con l’ascesa dell’estrema destra e l’uso delle tecnologie digitali, dimensioni e proporzioni spaventose. La creazione del “gabinetto dell’odio”, la costituzione di vere e proprie “milizie digitali” e la diffusione di “movimenti digitali di odio e distruzione” ha creato un ambiente di diffusa intolleranza, odio, aggressività, fake news e violenza, dove gli oppositori e anche i diversi si trasformano in nemici da odiare ed eliminare a tutti i costi. Ciò ha portato all’inimicizia tra gli avversari, nelle famiglie, tra gli amici e nelle chiese. Ha diffuso la pratica immorale del “tutto vale” e “tutto è permesso” contro l’avversario/nemico: diffamazione, menzogna, aggressione verbale e persino fisica. Ha risvegliato e acuito l’intolleranza e il desiderio di eliminare il diverso/avversario/nemico: sia che si tratti di una “eliminazione virtuale” (cancellazione) o di una “eliminazione reale” (omicidio). Il Testo Base della Campagna di Fraternità arriva a parlare di “cancel culture”.
Ma le considerazioni circa questo ambiente di polarizzazione, d’intransigenza, di odio e di violenza non può offuscare o relativizzare il segno più fondamentale e tragico della nostra società, che è la disuguaglianza sociale. In primo luogo, perché la disuguaglianza sociale in Brasile non solo non è diminuita, ma continua a crescere: uno studio presentato al World Economic Forum di Davos (Svizzera) rivela che l’1% della popolazione concentra il 60% della ricchezza nazionale; 4 dei 5 uomini più ricchi del Brasile hanno avuto un aumento del 51% della loro ricchezza nel 2020 (nel bel mezzo della pandemia!), mentre 129 milioni di brasiliani sono diventati più poveri; la persona più ricca ha una fortuna equivalente a 107 milioni di brasiliani. In secondo luogo, perché la polarizzazione del Brasile, in larga misura, è stata provocata e/o strumentalizzata dall’estrema destra a causa di un progetto politico incentrato sugli interessi di grandi gruppi economici. Non è un caso che il discorso “dio, patria, famiglia” sia sempre stato associato allo smantellamento delle politiche pubbliche e dei diritti dei lavoratori, all’avversione per i diritti umani e le politiche ambientali, all’odio per tutto ciò, che ha a che fare con la giustizia socio-ambientale e all’intransigente difesa del “tetto di spesa” per le politiche sociali (per il pagamento degli interessi non c’è un tetto di spesa o una responsabilità fiscale!).
Questa disuguaglianza sociale raggiunge l’estremo nei settori più vulnerabili, producendo una vera e propria esclusione sociale. Secondo l’IBGE, 67,8 milioni di persone vivono in povertà (fino a 637 reais al mese) e 12,7 milioni di persone vivono in povertà estrema (con un massimo di 200 reais al mese). Particolarmente drammatica è la condizione della popolazione senza fissa dimora, che “supera le 281,4 mila persone in Brasile”. Per non parlare della situazione della popolazione carceraria, che raggiunge quota 839.672 (dati giugno 2023), composta per la stragrande maggioranza da giovani poveri e neri provenienti dalle periferie. E qui si combinano povertà/miseria, razzismo, pregiudizio, discriminazione…
Cercando di comprendere l’ambiente culturale in cui si produce e si riproduce una società divisa, diseguale ed escludente, come la nostra, e chiedendosi “perché viviamo in un’epoca in cui la vita, le persone e le relazioni umane sperimentano così tante aggressioni, così tante minacce”, il Testo Base della Campagna di Fraternità parla di una sorta di “sindrome di Caino”. In cui, “non solo non ci sentiamo più responsabili gli uni degli altri, ma anche, benché non lo diciamo in questo modo, vogliamo che le persone che la pensano diversamente da noi scompaiano, cioè siano in pratica sterminate”.
Infatti, «siamo arrivati a un tempo in cui la non fraternità, cioè l’inimicizia sociale, è diventata il criterio determinante per una buona parte delle persone, dei gruppi e della società». Ed è questo che giustifica ed esige una Campagna della Fraternità, che riunisca, mobiliti e promuova “la fraternità e l’amicizia sociale” in tutti gli ambiti della società. Questa «pandemia socio-culturale» (divisione, disuguaglianza, esclusione) «chiede a gran voce una trasformazione e una conversione alla luce della Fraternità, che nasce dal Vangelo».
Pe. Francisco Aquino Junior