Rieccoci qui ad iniziare l’ennesima Quaresima con la forza simbolica di linguaggi e simboli, che dovrebbero segnare i nostri cammini di Fede; eppure troppi fattori rendono difficile il mettere a fuoco l’autentica conversione: convertirsi da che cosa ed in vista di che?
A mo’ di esempio, per richiamare qualche dato di realtà, posso accennare alle ultime “novità” di questa settimana.
Questa mattina, mentre facevo colazione, sentivo il Segretario Generale della Nato rallegrarsi, perché i Paesi europei stanno aumentando i loro investimenti negli armamenti. Il caso emblematico di questo delirio è quello della Germania, che in profonda crisi economica, con il rinascere di fenomeni xenofobi neo nazisti, punta ad avere (di nuovo) l’esercito più forte del Continente. Solo un intervento miracoloso dello Spirito Santo potrà salvarci dalla prossima catastrofe!
Contemporaneamente leggo questa prima recensione, relativa all’indagine annuale della Fondazione “Toniolo”, riguardante la religiosità giovanile in Italia. Continua l’inesorabile distanziamento tra i giovani e la Chiesa in Italia; per non parlare dell’Europa!
Giovani: la Chiesa e la fede – SettimanaNews
Sappiamo, che il vero problema non è tanto ciò che pensano e fanno oggi i giovani dai 18 ai 34 anni, bensì il fatto che costoro saranno i genitori dei prossimi vent’anni. Ormai la percentuale di questi giovani, che si dichiara atea, o agnostica, è superiore a quella che si definisce cattolica in senso lato. Anche qui, salvo un miracolo dello Spirito, questo allontanamento è destinato ad accentuarsi ulteriormente.
Concludendo l’articolo di cui sopra, l’autore annota saggiamente: “Le trasformazioni in atto nel modo di vivere l’umano rendono sempre più necessario il superamento dello schema interpretativo Chiesa-mondo, tipico delle costituzioni conciliari, a favore di un approccio più antropologico alle questioni religiose, intese come rapporto diretto tra Vangelo e uomo.
Tale spostamento si colloca nel quadro generale del processo di reinterpretazione del cristianesimo nell’attuale contesto culturale e sociale e lascia aperte molte domande. Di fatto, con le varie forme di “allontanamento”, i giovani chiedono alla Chiesa una maggiore affidabilità e coerenza con l’originaria esperienza evangelica. Sperando che non sia ormai già troppo tardi.”
In altre parole questo quadro, assolutamente nuovo rispetto al passato, non denota l’assenza di una ricerca di senso per la propria esistenza; anzi tutt’altro! D’altro canto, le forme in cui si esprime la Fede cristiana, trasmesse immutabilmente per secoli, non sono più adeguate per rispondere a queste interrogazioni contemporanee. Purtroppo il nocciolo della questione è quello evidenziato da “Evangelii Gaudium”: il cattolicesimo tridentino si è ridotto ad un insieme di riti e di tradizioni, tramandati da secoli, ma ormai incapaci di generare relazioni esistenziali con Gesù di Nazareth. In altre parole, questi riti e devozioni sono eventi a sé stanti, non hanno a che fare con le vicissitudini dell’uomo contemporaneo, né lo aiutano ad affrontare secondo l’alternativa evangelica le nostre sfide quotidiane.
In realtà, il pensiero cristiano, sia teologico che filosofico, cerca di dialogare e confrontarsi con la modernità. Ma lo stesso non riesce a permeare la liturgia e la spiritualità delle nostre concrete Comunità cristiane.
E così, arrivando la Quaresima, la stragrande maggioranza dei gruppi e delle Comunità cristiane non ha fatto la fatica di chiedersi: in questo “qui ed ora” della Storia, in queste vicende contemporanee, cosa possiamo mettere in campo per parlare di Gesù ai nostri concittadini? Quali snodi, o quali problemi, toccano le vite dei nostri vicini di paese, o di quartiere? Il nostro movimento, o la nostra comunità, cosa può fare per entrare in queste vicende, farsi prossimo per trasformare queste situazioni? Quale sperimentazioni pastorali, o liturgiche, possiamo mettere in campo, per far interagire i vissuti della gente con il Vangelo di Gesù?
Perché non provare, verificare, correggere, fino a che non troviamo qualche percorso promettente? Ma questo coraggio profetico è molto raro, se non assente.
Con l’animo molto simile al popolo della prima lettura di questa domenica (Is 57, 15-58, 4a), preferiamo piangerci addosso per le cose che non vanno, lamentarci con Lui, perché non ci ascolta, o addirittura incolparlo per le nostre guerre, o le tragedie causate dal nostro egoismo generalizzato.
Nel frattempo, nelle nostre Comunità cristiane, per la paura di metterci a nudo, riempiamo i giorni e le settimane di Quaresima con ciò che abbiamo sempre fatto, rafforzando la sensazione, che sotto il vestito non ci sia niente…
Pe. Marco