il segreto dell’evangelizzazione cristiana: stare nel mondo, senza pudori e senza riserve, con lo stile e le passioni di Gesù di Nazareth, rigorosamente dalla parte degli Ultimi e degli Oppressi
“Non possiamo tenere per noi l’amore che celebriamo nel Sacramento [dell’Eucaristia]. Esso chiede per sua natura di essere comunicato a tutti. Ciò di cui il mondo ha bisogno è l’amore di Dio, è incontrare Cristo e credere in Lui. Per questo l’Eucaristia non è solo fonte e culmine della vita della Chiesa; lo è anche della sua missione: “Una Chiesa autenticamente eucaristica è una Chiesa missionaria” (Esort. ap. Sacramentum caritatis, 84) Benedetto XVI°.
Per questa riflessione, in occasione della 97° Giornata Missionaria Mondiale, parto intenzionalmente e provocatoriamente da questa citazione di Benedetto XVI°, che potete trovare nel Messaggio di Papa Francesco proposto per la Giornata stessa. Questa scelta non è dettata dalla preoccupazione di mostrare la profonda sintonia tra i due Papi, quanto dal desiderio di stanare lo zoccolo duro del mondo cattolico, quella componente più fedele ed attaccata a devozioni e celebrazioni, per chiedere come mai tale e tanta passione non si esplicita in un’altrettanta passione evangelizzatrice.
Confesso che non ne posso più dell’attuale mainstream cattolico che, a fronte del progressivo svuotamento delle nostra Comunità cristiane, impedisce qualsiasi riflessione critica sulle cause di tale svuotamento e, soprattutto, predica ai quattro venti la massima rassegnazione dinanzi all’irrilevanza della nostra vita ecclesiale. In tal modo viene alimentata sempre più l’idea che la Chiesa debba essere necessariamente piccola e irrilevante e la Fede relegata nell’ambito rigorosamente intimo e privato.
Eppure… “Oggi più che mai l’umanità, ferita da tante ingiustizie, divisioni e guerre, ha bisogno della Buona Notizia della pace e della salvezza in Cristo. Colgo pertanto questa occasione per ribadire che «tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo. I cristiani hanno il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile». La conversione missionaria rimane l’obiettivo principale che dobbiamo proporci come singoli e come comunità, perché «l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa» (EG, 15) Papa Francesco.
Certamente questa citazione, tratta sempre dal Messaggio per questa Giornata Missionaria, rimanda alla più grande e programmatica riflessione, che il Papa ci ha proposto nell’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium. In particolare, quando oggi parliamo di evangelizzazione, non possiamo non tener conto dei surrogati e delle aberrazioni, con le quali nel passato, ma anche oggi, abbiamo snaturato il mandato missionario di Gesù.
Rimanendo solo nel nostro contesto italiano e occidentale, ancora oggi purtroppo coloro che si vantano ed esibiscono un linguaggio apparentemente di fede, sono coloro che negano il Vangelo in gran parte della loro esistenza. Ovviamente tale scandalosa contraddizione non fa altro che ostacolare l’incontro tra le donne/uomini di oggi e il Signore Gesù.
Tutto ciò, però, non giustifica la reticenza e la paura della grande massa di coloro che, in un modo o nell’altro, si autodefiniscono “cristiani cattolici”, ma poi si guardano bene dal mettere in gioco la loro relazione con Gesù di Nazareth nei momenti fondamentali della Vita; dove il mettere in gioco non ha niente a che vedere con l’imporre, manipolare e il fare proselitismo. I due verbi hanno significati completamente diversi. Non a caso Papa Francesco non perde occasione per distinguere tra il proselitismo e l’attrarre a Gesù di Nazareth con una vita simile alla Sua.
Qui sta la differenza ed il segreto dell’evangelizzazione cristiana: stare nel mondo, senza pudori e senza riserve, con lo stile e le passioni di Gesù di Nazareth, rigorosamente dalla parte degli Ultimi e degli Oppressi, dando ragione, a chi ce lo chiedesse, del perché di questo stile e di questa scelta: perché l’opzione preferenziale per i poveri è lo stesso sguardo del Padre sulla realtà ed il motivo per il quale ha inviato suo Figlio Gesù a liberarci da ogni forma di schiavitù e di peccato.
Non so se questo radicarsi della Chiesa in Gesù e nel suo Vangelo riempirà di nuovo le nostre chiese; probabilmente no. Di certo, però, le nostre Comunità cristiane saranno finalmente “segno e strumento di Salvezza” per gli uomini e le donne del nostro tempo.
Pe. Marco