Noi, poveri ambrosiani, costretti da liturgisti deliranti a subire la “dittatura giovannea”, possiamo tornare a goderci per questa domenica un barlume dei Vangeli sinottici. E che barlume possiamo tranquillamente dire (Lc 6,20-31)! Tra l’altro, questa versione lucana delle Beatitudini ci offre uno spaccato più semplice, ma più radicale delle stesse, perché, assieme alla proposta evangelica (Beati voi…), ci mostra anche l’inganno della logica mondana (Guai a voi…).
In questa riflessione, più che addentrarmi nel contenuto di queste sentenze, penso valga la pena sottolineare alcune questioni un po’ a margine.
La prima è ricordarci, che Gesù con queste Beatitudi/Guai non sta promettendo/minacciando premi, o condanne, a seconda dei casi. In realtà, con un linguaggio ben studiato ed efficace, vuole metterci in guardia dall’esito di due approcci esistenziali decisamente in contrasto tra di loro. Essi sono entrambi frutto della nostra libertà, ma portano a conseguenze diametralmente opposte. Quindi l’insieme del suo messaggio deve essereascoltato più come un allerta, che come una minaccia. Di certo, ogni persona e cultura raccoglierà i frutti delle sue scelte.
L’altra sottolineatura, molto più importante, è che le Beatitudini e i “Guai” non riguardano l’una, o l’altra caratteristica, di una determinata epoca, o cultura. In realtà, esprimono l’alternatività delle due grandi logiche, che attraversano tutta la Storia umana, e assumo dimensioni diverse nelle varie epoche storiche.
Se è vero come è vero quanto detto fin qui, ne risulta che la prassi evangelica è sempre intrinsecamente alternativa al pensiero dominante ed alla moda del momento. Scendendo dalla teoria alla concretezza della Vita, ne deriva che essere cristiani significa sempre e comunque vivere in modo alternativo rispetto alla cultura ambiente. Se ciò è vero, la domanda autentica non è: “Perché la nostra società non è più cristiana?”, bensì “Come abbiamo potuto dire che una cultura ed una società erano cristiane?”. Infatti, non c’è mai stata e mai ci sarà una civiltà cristiana in senso stretto.
Ben sapendo che domande del genere richiederebbero ben altri contesti per essere approfondite, ciò nonostante penso di poter indicare qualche passaggio storico, che ha portato al fraintendimento appena citato.
E il passaggio storico decisivo è stato certamente la svolta costantiniana. Purtroppo, anche in occasione dei 1700 anni dall’Editto di Costantino hanno prevalso le celebrazioni elogiative e trionfalistiche. In effetti, la Chiesa dell’epoca comprensibilmente accolse con favore la fine delle persecuzioni; anche se, fin d’allora, alcune figure profetiche come S. Antonio d’Egitto videro in quella svolta delle minacce pericolose per la Chiesa, soprattutto quando l’imperatore Teodosio proclamò il cristianesimo religione dell’Impero.
Nel breve volgere di qualche decennio il Vangelo da spina nel fianco di uno dei più grandi imperi della storia, diventa la sua religione ufficiale. Ciò non perché l’Impero si fosse convertito, bensì perché la Chiesa aveva messo da parte qualche pezzo di Vangelo, per potersi adattare alla logica imperiale. Il tutto in cambio della possibilità di poter celebrare pubblicamente e senza restrizioni l’Eucaristia.
Spero di non essere troppo vorticoso in questa carrellata storica, ma questi passaggi hanno segnato il passaggio a quell’epoca storica denominata “cristianità”, dove l’essere cittadini ed essere cristiani tendeva a coincidere. Se ciò inizialmente appariva irrilevante, perché la matrice cristiana prevaleva sulle tradizioni di un Impero decadente, con il passare dei secoli ed il formarsi degli Stati nazionali fu sempre più difficile per i cristiani rendersi conto, che ormai erano stati assorbiti completamente dalla cultura e dalle leggi di quegli Stati, che nel frattempo erano divenuti agnostici e laici.
E’ questo abbraccio mortale, che ancora oggi fa sì, che la stragrande maggioranza dei cristiani occidentali faccia fatica a distinguere la fedeltà alle leggi dello Stato dalla fedeltà al Vangelo. Anche lo slogan dell’oratorio feriale di qualche anno fa spingeva ancora in questa direzione “Buoni cristiani, onesti cittadini”.
A scanso d’equivoci ribadisco, che non si tratta d’intentare una lotta contro la modernità, o di difendersi dal materialismo edonista occidentale; ovvero la questione non è quella di difendersi da questa nostra epoca e dalla cultura contemporanea. Invece, si tratta di aver sempre ben presente, che il cristiano e la Chiesa hanno come obbiettivo primario la costruzione del Regno di Dio, il quale interagisce con la società civile in modo libero e dialettico, a seconda della qualità evangelica delle leggi e dei costumi della suddetta società.
Le Beatitudini e i Guai di Luca ci delineano con estrema semplicità le due logiche in gioco. Come discepoli di Gesù non possiamo scegliere da che parte stare; possiamo solo aiutarci reciprocamente nel cercare di vivere le beatitudini, per il semplice fatto che lì sta la nostra felicità.
Pe. Marco