riportiamo un articolo da © 2021 IL NUOVO MANIFESTO SOCIETÀ COOP. EDITRICE
Marinella Correggia, 20.11.2021
La vittoria dei contadini. La protesta contro Modi è andata in scena anche a Glasgow alla Cop26
sul clima
Ieri i contadini mobilitati da un anno alle porte di New Delhi si passavano bocconi di cibo l’un l’altro
(e anche ai soldati), mentre i più giovani esultavano sui trattori celebrando la prima, storica vittoria.
Infatti il primo ministro dell’India Modi ha annunciato la decisione del governo di abrogare le tre
leggi che liberalizzavano il mercato agricolo a favore delle grandi imprese e a scapito del mondo
rurale. È avvenuto «nel 358esimo giorno di una lotta unita, pacifica e perseverante per il ripristino
della democrazia nel paese», come ha precisato il coordinamento di quaranta organizzazioni
contadine Samyukt Kisan Morcha (Fronte unitario contadino).
Dal 26 novembre 2020, sotto gli occhi distratti del mondo, si è svolta una lotta oceanica e incessante
che sembrava di altri tempi, con la presenza alle porte di Delhi (Singhu border) di decine di migliaia
di contadini, barbe bianche o nere, donne di ogni età, ragazzi provenienti dai villaggi di diversi Stati,
organizzati con tende, cucine da campo solidali, presidio medico. Hanno sopportato il freddo, poi il
caldo, gli assalti cruenti della polizia. Nel mese di gennaio 2021, decine di milioni di contadini sono
scesi nelle strade indiane per lo sciopero di protesta (Bandh), riconvocato a settembre. Movimenti di
donne, tribali, lavoratori hanno offerto appoggio.
Gioia ma anche cautela fra gli attivisti: «Torneremo a casa solo quando vedremo risultati concreti»,
ha detto Kamdan, piccolo agricoltore dello Stato dell’Haryana, mentre per la contadina Parminder
Kaur «ha vinto la nostra pazienza».
«La lotta paga», sottolineano le organizzazioni che fanno parte del movimento internazionale La Vía
Campesina. Sintetizza l’Associazione rurale italiana (Ari): «Dopo un anno di mobilitazione
ininterrotta, il governo nazionalista e neoliberista ha ritirato le tre controverse leggi che colpivano il
mondo contadino. Complimenti ai contadini e alle contadine indiani». Di «vittoria massiccia»parla La
Vía Campesina.
Giorni fa il movimento, presente in oltre 80 paesi, aveva lanciato l’idea di internazionalizzare
l’anniversario della lotta, il prossimo 26 novembre: «Chiediamo ai nostri aderenti di realizzare azioni
di solidarietà e diffonderne le immagini, con l’hastag #SaluteToIndiasFarmers, spiegando come la
privatizzazione e liberalizzazione colpiscano i contadini anche negli altri paesi. Quella in India è una
mobilitazione storica, la più grande dei tempi recenti (…), malgrado l’oppressione e i tentativi di
criminalizzare il movimento. Almeno 650 contadini hanno perso la vita in questi mesi». In ottobre,
cinque attivisti sono stati uccisi da un’auto guidata dal figlio di un ministro.
La protesta contro Modi è andata in scena anche a Glasgow alla Cop26 sul clima, grazie alla
diaspora indiana che ha manifestato con lo slogan «La lotta dei contadini indiani è la nostra lotta».
Ma che questo movimento «storico e nonviolento» (così l’ha definito Ashish Mittal, uno dei principali
promotori del gruppo All India Kisan Mazdoor Sabha) non debba interrompersi appare chiaro nella
cautela del coordinamento Samuykt Kisan Morcha che, rendendo «umile omaggio» agli agricoltori
morti, avverte: «Aspettiamo che l’annuncio del primo ministro abbia seguito in Parlamento. E
ricordiamo che la nostra agitazione riguarda anche la garanzia legale di prezzi remunerativi per tutti
i prodotti agricoli e per tutti gli agricoltori».
Rakesh Tikait, leader del sindacato Bhartiya Kisan Union (Bku), ha avvertito che l’annuncio di Modi
potrebbe essere una manovra elettorale, visti i timori del suo partito per le prossime elezioni in vari
Stati.