In questi giorni in cui gli Stati Uniti bruciano, la nostra liturgia ambrosiana sta meditando sul libro dell’Esodo, il libro per eccellenza della Liberazione. I neri statunitensi, pur non essendo gli unici ed i più colpiti dal razzismo e dalla schiavitù, ciò nonostante per noi europei sono l’emblema di questi tristi fenomeni. Da quando sono scoppiati i disordini, a causa dell’ennesimo assurdo omicidio commesso da un poliziotto bianco, non cesso di chiedermi:
“Ma tutto questo sconvolgimento, a cosa porterà? La situazione migliorerà, o peggiorerà per i neri?”. Qualche anno fa un professore di Harvard ha studiato sociologicamente il fenomeno ed ha constatato che, negli ultimi decenni dopo queste rivolte violente, sempre c’è stata una recrudescenza della repressione poliziesca contro le minoranze coinvolte. Probabilmente sarà così anche questa volta.
Eppure… eppure, nonostante questa e le altre conseguenze negative della rivolta, il non reagire, il continuare ad attendere un cambiamento, che avrebbe dovuto avvenire un secolo e mezzo fa, ebbene tutto ciò sarebbe stato sempre peggio. Purtroppo, abituati come siamo a confondere la realtà con la sua rappresentazione mediatica, soprattutto noi cristiani tendiamo a trasfigurare queste drammatiche situazioni con logorroiche discussioni su principi e valori colti nella loro ideale astrattezza.
Certamente questo lavorio, mentale e spirituale, ha la sua importanza nella formazione delle nostre personalità.
D’altro canto il livello del vissuto reale, dell’ingiusta schiavitù sofferta sulla propria pelle, ebbene questo livello è qualitativamente diverso, radicalmente diverso. Basti pensare a cosa ha voluto dire per noi la relazione con il COVID19, quando seminava vittime in Cina e quando, invece, è entrato nelle nostre case. Come ho già detto in altre circostanze, per noi cristiani, che parliamo con disinvoltura di Vita eterna e Risurrezione, quando la morte fisica ci ha sfiorati, tutto ciò è svanito come neve al sole. Anche noi ci siamo semplicemente trincerati nella “salvaguardia della nuda vita biologica”, per dirla con il prof. Agamben.
Pertanto, penso che dovremmo avere perlomeno un po’ di pudore, prima di condannare le manifestazioni in atto negli USA. Certamente le forme più violente e distruttive non hanno alcun senso; anzi, come spesso succede, saranno probabilmente provocate da infiltrati, che hanno il compito di far degenerare la situazione, per far sì che le masse invochino la repressione più violenta, per far cessare ogni manifestazione di dissenso.
Eppure, il testo di Esodo, scritto più di 3000 anni fa, ci fornisce le giuste chiavi di lettura nel leggere questi processi.
La prima di queste chiavi è inequivocabile: la violenza connessa a queste situazioni di ingiustizia non deve essere imputata agli oppressi, bensì ai loro oppressori. Così come la morte dei primogeniti egiziani non può essere imputata ad Israele, analogamente le violenze di questi giorni non possono essere imputate a chi sta organizzando queste manifestazioni di protesta, come non di rado si sente dire. Se poi le stesse vengono sfruttate anche da persone esasperate, che non vedono altra possibilità che quella della distruzione, tutto ciò, benché sia riprovevole, dovrebbe però indignarci e farci reagire contro quelle strutture di peccato, che alimentano l’ingiustizia.
Queste strutture e coloro che le alimentano sono la causa, il motore, della violenza. Il fatto che le masse sopportino per decenni, se non per secoli, distratti dai diabolici mezzi di distrazione di massa, ciò non ci deve impedire di leggere la realtà nella sua densità più profonda.
Purtroppo le nostre Chiese occidentali hanno disinvoltamente relegato questo preziosissimo libro biblico tra i tanti libri dell’Antico Testamento, a sua volta relegato ad un’ingiusta situazione irrilevante rispetto al Nuovo Testamento. Eppure, una corretta visione biblica ci ricorda che l’evento fondante la nostra Fede, la Pasqua, nient’altro è se non l’inveramento, il compimento del Memoriale della Liberazione dall’Egitto, la Pasqua ebraica.
Gesù non ha contestato, né annullato quella. Solo una certa liturgia, estranea alla Bibbia, può dire certe cose.
E dunque, contro ogni nostro elegante sofisma, che sa sospendere il giudizio sine die quando si tratta del dolore degli altri, ebbene contrariamente a questa ipocrisia degli pseudo credenti da divano, JHWH, quando è costretto dall’ingiustizia umana a schierarsi, lo ha fatto in modo chiaro ed inequivocabile: si è schierato dalla parte degli Ebrei, perché erano le vittime, erano la parte oppressa, alla quale il faraone non voleva dare ascolto. Il cuore indurito del faraone è la causa delle tante morti connesse alla lotta di Liberazione dall’Egitto, non Mosè.
Purtroppo, a mio avviso una delle più grandi tragedie, che affliggono la Chiesa occidentale, è l’aver censurato questo tipo di riflessioni. Infatti, chi di noi ne sente parlare nelle nostre omelie? Chi di noi ha mai fatto un ritiro, o un corso di Esercizi spirituali, su questi temi? E così, per non esserne feriti, abbiamo smussato “la spada a doppio taglio”, che è la Parola. Certamente non ci “ferirà più fino alle midolla”, ma così facendo stiamo togliendo agli uomini di buona volontà la più potente Luce, che può illuminare la loro Speranza e la loro Libertà.
A questo punto mi verrebbe da fare qualche ulteriore considerazione sul ruolo decisivo di Mosè e della sua assenza sugli scenari mondiali attuali; ma per riguardo alla vostra pazienza, cari lettori, rimando queste considerazioni ad un altro momento.
Pe. Marco