Carissimi amici con questa riflessione pretendo iniziare un nuovo percorso, dentro questo filone delle riflessioni settimanali, iniziata circa tre anni fa.
Infatti, quando giunsi qui per il tragico semestre sabbatico, provai a mettere in atto una proposta che qualche anno prima mi aveva fatto Massimo Brambilla: quella di rafforzare la nostra amicizia e la nostra comunione in Cristo, attraverso questo strumento delle riflessioni sulla Parola della domenica. Pur ritenendo interessante la proposta, finché sono rimasto in Brasile, non l’ho mai attuata a causa delle diversità di rito liturgico.
Quando mi ritrovai a vivere quel semestre troppo vuoto per le mie abitudini, pensai di riempirlo, innanzitutto, con questo sogno, che da tempo stava nel cassetto.
Un processo più o meno simile, seppur con una tempistica diversa, è avvenuto in questi mesi. Infatti, da tempo stavo pensando come far evolvere questo strumento del commento alle letture, visto che, più o meno, dovrei aver completato il ciclo triennale che scandisce il nostro ritmo liturgico.
Quindi, sia per non ripetermi, sia per superare l’assurda dipendenza del Rito ambrosiano dal Vangelo di Giovanni, mi sono chiesto ripetutamente come far evolvere questo spazio di riflessione e di confronto.
Pur non avendo ancor ben chiaro il cammino che seguirò, vorrei provare ad offrire qualche spunto di riflessione settimanale, tenendo sempre la logica del Regno come orizzonte, ma senza un vincolo specifico con testi biblici predeterminati.
Per questa settimana vorrei riprendere alcuni spunti interessanti, emersi durante i due incontri biblici, che abbiamo realizzato, tenendo come filo conduttore soprattutto il nesso decisivo Misericordia/Giustizia.
Il primo dato che ho visto riaffiorare, anche nelle nostre riflessioni, è la tentazione quasi di schierarsi, di dare un voto, di prendere posizione per l’uno o per l’altro di questi due grandi valori.
Mentre invece, a livello biblico in generale, le due dimensioni vanno sempre insieme, sono sempre interconnesse l’una nell’altra. In altre parole, sono due caratteristiche fondamentali e complementari del Signore della Vita; ovvero sono due pilastri dell’unica realtà che Lui ha creato.
Pertanto, il primo sforzo, che dovremmo fare quando tocchiamo questi argomenti, è quello di cercare sempre di tenere insieme i due aspetti. In questo senso, forse, l’Anno della Misericordia e una certa insistenza del Papa solo su questo termine hanno generato qualche malinteso e qualche frizione inutile.
Un altro aspetto, che dovremmo rivedere radicalmente, è la tentazione di ridurre la Giustizia alle leggi, civili e religiose, ed alla loro possibile trasgressione, sanzionata dai vari giudici. Questo è un aspetto, che certamente fa parte dei tentativi umani di approssimarsi, di adeguarsi alla Giustizia; ma certamente non esauriscono, non dicono tutta la realtà della Giustizia.
La Bibbia normalmente non parla della Giustizia in sé, giustamente perché, essendo caratteristica propria di JHWH, risulta sostanzialmente inaccessibile per gli umani.
Ecco, allora, che le Scritture preferiscono raccontare dell’uomo giusto/ingiusto, ovvero della tensione dell’uomo a conformarsi, a realizzare il progetto di JHWH sulla realtà.
Ciò significa, implicitamente, che la Giustizia è già data e coincide con la volontà del Padre sulla realtà. La realtà creata dal Padre è giusta, ordinata, sapiente.
Ma allora il compito degli umani non è tanto quello d’inventare, di creare un ordine giusto e vero. Si tratterà, piuttosto, di scoprire e ripristinare “l’ordine giusto delle cose”, quello appunto voluto dal Padre, quando diede inizio alla realtà del mondo.
Queste premesse mi paiono fondamentali, per spazzare via quel florilegio di falsi conflitti tra Misericordia e Giustizia, che animano tanti scritti e, soprattutto, tanti discorsi da bar.
A partire da queste premesse penso sia alquanto evidente che, per il credente, la prima e più importante preoccupazione, sarà sempre quella di ricordare e approfondire questo progetto del Padre.
Ecco allora l’importanza di dirci chiaramente e senza mezzi termini, che questo progetto non ha nulla di astratto e misterioso, perché questo progetto è Gesù, è la sua vita, che aderendo pienamente alla volontà del Padre ci rivela ciò che è giusto fare, ciò che dobbiamo fare.
A questo livello entra in gioco in modo decisivo l’altro aspetto fondamentale del Padre: la sua Misericordia. Infatti, esattamente a causa della nostra fallibilità, della nostra peccaminosità sarebbe meglio dire, il Padre da sempre sa che noi da soli non riusciremo mai a conformarci pienamente alla sua Volontà.
Per questo motivo Lui da sempre ci guarda e ci sostiene misericordiosamente, con Misericordia. In altre parole il Padre è per natura sua propria misericordioso, ovvero disposto a rimettersi in gioco con noi, a ridarci fiducia, pur nella lucida consapevolezza che potremo tradirlo, sempre e di nuovo.
Tutto ciò, però, non ha niente a che fare con la Misericordia “a buon mercato”, direbbe Bonhoeffer, tanto sbandierata in questi anni.
La Misericordia del Padre è sempre in vista della Giustizia, ovvero che possiamo convertirci giorno dopo giorno, per assimilare sempre di più la vita del Regno.
In questa prospettiva, allora, diventa decisivo il comandamento di Gesù: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro”. Infatti questo comandamento ha due risvolti decisivi.
Il primo è che, anche per la Misericordia, non spetta noi dire cosa sia; o, se volete, non può essere identificata con ogni tipo di condono, o concessione. No! La Misericordia cristiana è la traduzione umana di quella del Padre, ovvero in vista della Giustizia.
In altre parole, essere misericordiosi per noi significa avere perennemente questo atteggiamento di fiducia, d’investimento fiduciale, in coloro che mal sopportiamo, o con i quali abbiamo avuto divergenze. Il tutto, però, sempre in vista di un cambiamento rispetto agli atteggiamenti sbagliati, ingiusti, del passato.
Anzi, e qui emerge la seconda conseguenza decisiva, solo chi cerca di vivere secondo questa logica riesce a cogliere il senso e la misura della Misericordia paterna. Stare dentro nella preghiera in questa circolarità virtuosa, tra la Misericordia paterna ed il nostro essere misericordiosi e viceversa, è l’unico modo per saper riconoscere storicamente, dentro le ambiguità della storia, fin dove arrivare con l’investimento di fiducia nell’Altro e dove invece difendersi dalla sua violenza e trasgressione, dalla sua mancata assimilazione della Giustizia, della logica del Regno di Dio: la logica della Fraternità universale.
Pe. Marco