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La liturgia della Parola di questa Solennità dell’Immacolata vuole farci riflettere sul senso di questo privilegio riservato a Maria: quello di essere stata concepita senza il peccato originale (che non significa, di per sé, che Maria non abbia mai peccato…). Purtroppo, come spesso succede nel campo della devozione mariana, il grande rischio è di concentrarsi a tal punto sulla figura e sui meriti, reali o presunti, di Maria, da perdere di vista il senso della Solennità in questione. E il senso di questa Solennità è ben espresso dallo stralcio del famoso Inno cristologico, preso dalla Lettera agli Efesini.
Come ben sappiamo questo Inno, assieme a quello contenuto nella Lettera ai Colossesi, tratta di un tema piuttosto delicato, quanto decisivo, per la nostra fede cristiana; il quale ha dato vita a non poche controversie lungo la storia della Chiesa: è il tema della predestinazione in Cristo. Ovviamente non tratterò, neanche lontanamente, le principali questione sollevate da questa Verità della nostra fede. Mi basta qui accennare al suo significato in questi scritti paolini.
Quando Paolo dice che “In Lui ci ha scelti… predestinandoci d essere per Lui figli adottivi” e “In Lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati… ad essere lode della sua gloria” non pensa assolutamente in una vita predeterminata meccanicamente, in cui tutto ciò che noi facciamo sarebbe solo esecuzione di una “programmazione originaria” fatta da Dio; per cui, ciò che noi chiamiamo “libertà”, sarebbe solo un’illusione. Noi saremmo, né, più, né meno, che degli automa, che svolgono la parte loro assegnata sul teatro della vita.
La predestinazione “nel Figlio”, di cui parla S. Paolo, vuole aiutarci a prendere coscienza del fatto che tutta la realtà, e dunque anche noi uomini, è stata creata “nel Figlio e in vista del Figlio”, il Logos, la seconda Persona della SS. Trinità. Questo Figlio, come sappiamo, si è reso visibile e conoscibile in Gesù, nella Sua persona e nella Sua storia. Quindi, se da un lato la realtà non è un accavallarsi di fatti e processi casuali, bensì è in vista dell’essere umano; dall’altro, l’essere umano non è una libertà abbandonata a sé stessa, perché faccia “ciò che sente e ciò che vuole”. In realtà, ci vuol dire Paolo, il fatto “di essere stati creati nel Figlio Gesù”, significa che noi realizzeremo appieno la nostra umanità, saremo sempre più liberi, potremo esprimere al meglio le nostre potenzialità, se terremo sempre come riferimento fondamentale il Signore Gesù; in ogni ambito ed in ogni contesto della nostra vita; perché il Signore Gesù è come “il marchio di fabbrica” della nostra libertà.
In questo senso, dunque, la nostra libertà “è stata predestinata”: perché la nostra libertà, ovvero la nostra persona, trova la sua pienezza solo scegliendo di vivere come Gesù. In tal modo la nostra libertà è, da un lato, rispettata fino in fondo, perché noi possiamo rifiutare/non vivere come Gesù; dall’altro, il cammino per la nostra libertà, per la nostra felicità, non è frutto di azzardo, o di sorte, bensì sta in quel modo di vivere esperimentato da Gesù di Nazareth.
Il testo di Efesini e, più in generale, la Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria vogliono ricordarci che il senso della nostra vita e della nostra libertà non è fare qualsiasi cosa, seppur in buona fede, né seguire progetti di vita, immaginati o sognati autonomamente, magari seguendo il mito dell’umanità adulta ed emancipata. Questi miti e queste illusioni “ci consegnano” sempre a qualcuno, o a qualche ideologia del momento. Non penso che sia necessario in questo momento elencare tutti i disastri e le tragedie, conseguenze di questa onnipotenza dell’uomo.
Se invece accettassimo e vivessimo questo semplice dato di realtà, di essere stati predestinati a vivere come Gesù, potremmo esprimere tutta la nostra creatività e le nostre potenzialità ed, al tempo stesso, non pregiudicare né gli altri, né il resto della Creazione.
don Marco